Missioni Consolata - Novembre 2016

18 MC NOVEMBRE 2016 notato che negli anni molte piante sono scomparse. Ecco perché ho iniziato a cercarle per introdurle nella foresta. Poi ho cominciato a usare le piante. Se vedevo qual- cuno che aveva bisogno, allora in- tervenivo. Ma non mi proponevo come curatore. Solo più tardi ho iniziato a ricevere i pazienti come curatore. Ho costruito 10 piccole case nella foresta dove ricevere i malati. Adesso visito almeno un paziente al giorno. Da quando sono in Italia, ricevo telefonate di malati del mio paese che hanno bisogno di me, che mi chiamano per andare a curarli». Yacouba ottiene poi dal ministero della Sanità un’autorizzazione per curare le malattie. In particolare per raffreddori, bronchiti ed emor- roidi. Ecco perché, da qualche tempo, nella «sua» foresta sono priorita- rie le piante medicinali, ma sta se- minando anche piante per alimen- tazione. In particolare essenze che stanno scomparendo nella zona. Fama internazionale? Yacouba ha un aspetto tranquillo, quasi dimesso, ma si vede che è una persona autorevole. Non si di- lunga in conversazioni inutili, e ri- sponde in modo molto sintetico alle domande. Circa 10 anni fa l’Ong Oxfam fa in modo di farlo invitare negli Stati Uniti, dove organizza la presenta- zione del suo lavoro al congresso statunitense. È un’occasione in cui il lavoro dello sconosciuto e riser- vato contadino burkinabè ha un momento di gloria. Qualche anno dopo, nel 2010, il documentarista britannico Mark Dodd ne fa un do- cumentario: «L’uomo che fermò il deserto». «Dopo il viaggio sono stato avvici- nato da molte persone straniere e burkinabè e in diversi sono venuti a vedere il mio Zai. L’esperienza mi ha galvanizzato e mi ha dato più coraggio per perseverare in que- sto lavoro. Inoltre mi ha fatto comprendere che quello che fac- cio in questo angolo della terra è molto utile per l’umanità, a tal punto che la maggiore potenza del mondo mi chiede di spiegarlo». Yacouba riceve pure un premio negli Usa, ma nessun aiuto mate- riale o finanziario per migliorare la sua pratica. Anche in Burkina Faso il governo conosce il suo lavoro straordina- rio, ma nessuno si imapegna ad andare a vedere, aiutarlo finanzia- riamente o riconoscerlo ufficial- mente. Preservare la foresta Alcuni anni fa, a causa dell’esten- sione di Ouahigouya, una fascia in- torno alla città viene lottizzata e venduta a privati. In Burkina Faso la terra in ambiente rurale è tutta di proprietà dello stato che la la- # Sopra : agricoltore nella savana burkinabè, al limite del deserto. # A fianco : il mezzo di trasporto più uti- lizzato dalla popolazione nella zona saheliana burkinabè: la bicicletta. Qui trasporto di legna. BURKINA FASO # A destra sotto : un’anziana macina il miglio con la tecnica tradizionale, pie- tra su pietra. # A destra sopra : particolare di pannoc- chia di sorgo rosso ( sinistra ) e di un frutto saheliano ( destra ).

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