Missioni Consolata - Novembre 2016
INCONTRO CON YACOUBA SAWADOGO BURKINA FASO Testo e foto di MARCO BELLO A lto e secco, indossa l’ab- bigliamento tipico sahe- liano delle persone di una certa età e quindi, per l’Africa, autorevolezza sociale: un grand boubou (vedi foto pag. 15) e un cappellino circolare. Sem- bra un po’ spaesato quando lo in- contriamo a Cumiana, cittadina in provincia di Torino, dove l’ammi- nistrazione comunale e l’Ong Cisv hanno organizzato il CumianaFest , di cui Yacouba Sawadogo è l’o- spite d’onore. Il Festival presenta le esperienze di piccoli agricoltori che hanno fatto del loro lavoro un modo di salvare il pianeta e la sua biodiversità. Yacouba Sawadogo è un conta- dino del Nord del Burkina Faso. Non è mai andato in una scuola di tipo «occidentale», per cui non sa leggere né scrivere e parla solo la sua lingua, il moore . Ha invece fre- quentato una scuola coranica nel vicino Mali, quando era ragazzo. Originario di Gourga, piccolo vil- laggio nei pressi di Ouahigouya, quarta città del Burkina Faso, con 70.000 abitanti, vi ha passato tutta la sua vita. La zona è in pieno Sahel, la fascia climatica che taglia l’Africa in senso orizzontale a Sud del Sahara. Una cintura di savana secca e poco arborata, che costi- tuisce il raccordo tra il deserto nel Nord e le zone più umide a Sud. Tecnicamente si considera Sahel la fascia climatica che ha una pluvio- metria media annuale, misurata in millimetri di pioggia caduti al- l’anno, tra i 150 e i 600. È nato in una regione del mondo dove la natura è avversa. E produrre cibo è molto difficile. Le grandi carestie degli anni ‘80 hanno allontanato gli uomini validi. Ma lui è rimasto e ha studiato un metodo per coltivare nel deserto. Con la sola acqua piovana. Ora a casa sua c’è una foresta con una grande biodiversità. Ma le sfide non sono terminate. L’UOMO CHE FERMÒ IL DESERTO
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