Missioni Consolata - Novembre 2016
CONGO BRAZZAVILLE 12 MC NOVEMBRE 2016 Petrolio opaco Il settore petrolifero congolese però alimenta un sistema opaco, in cui è difficile definire con esat- tezza i confini tra la legalità e la complicità con un sistema politico non trasparente, e poco rispet- toso delle procedure democrati- che. La questione che ha destato maggiore perplessità negli osser- vatori è il decreto presidenziale (non ancora trasformato in legge) approvato nel 2014. Esso prevede l’obbligo di rinnovo delle conces- sioni petrolifere e, in tale conte- sto, la cessione di una percen- tuale che va dall’8 al 10% (in al- cuni casi fino al 25%) delle con- cessioni a società congolesi. Ciò non esclude lo sfruttamento dei giacimenti da parte delle compa- gnie straniere, ma impone una presenza sempre più importante di società congolesi nel settore degli idrocarburi. Nel 2014 l’Eni ha venduto proprie partecipazioni in quattro campi petroliferi a una società che si chiama Aogc ( Africa oil & gas cor- poration ). La notizia della ces- sione a Aogc è emersa durante l’assemblea degli azionisti dell’Eni il 13 maggio 2015. «La Aogc è stata proposta come partner da Eni o dal governo congolese?», ha chiesto Elena Gerebizza, azionista e rappresentante delle due Ong Global Witness e Re:Common . «Non siamo stati noi a sceglierla», ha risposto Claudio Descalzi. L’Aogc non è una società qualsiasi. Nel consiglio di amministrazione siedono Denis Gokana, consigliere del presidente Sassou Nguesso, e alcuni funzionari pubblici. Nel 2005 l’azienda è finita nel mirino dell’Alta corte di giustizia inglese che l’ha inserita in una lista di so- cietà offshore create per distrarre i ricavi petroliferi congolesi. Se- condo una ricerca di Global Wit- ness , la Aogc sarebbe anche ser- vita per pagare i salati conti dello shopping parigino di Denis Chri- stel, figlio del presidente Sassou Nguesso (spesso i dirigenti afri- cani amano fare compere nelle capitali europee, ndr ). Ma quello dell’Aogc non è l’unico caso che desta perplessità. «Nel periodo 2003-2005 - continua Tri- carico - esistevano in Congo varie società petrolifere che io definirei di facciata, perché prendevano appalti dalla società nazionale de- scalzi, l’attuale amministratore delegato dell’azienda del “Cane a sei zampe”, ha fatto una parte importante della sua carriera proprio in Congo e si è sposato con una donna congolese. Al di là dei pettegolezzi, la società ita- liana, in questi ultimi anni, ha rafforzato la sua presenza nel paese africano che è diventato sempre più strategico per i piani alti di San Donato. Nei prossimi anni, se non nei prossimi mesi, l’Eni dovrebbe addirittura acqui- sire alcune delle licenze ora in mano a Total. Quest’ultima pare invece volersi progressivamente sganciare da Brazzaville. L’Eni è quindi un attore chiave nel paese ed è destinato a diventarlo sem- pre di più in futuro». # Sopra: il logo dell’Eni, il cane a sei zampe. # A fianco: due immagini del Congo di oggi, bambini in una zona rurale e traffico citta- dino a Brazzaville. © Giuseppe Lacetera © Giuseppe Lacetera
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