Missioni Consolata - Ottobre 2016
80 MC OTTOBRE 2016 I Perdenti quasi sempre privi di scrupoli, complici, finanziatori e spesso mandanti dello squadrismo fascista. In Romagna le squadracce fasciste facevano capo a Italo Balbo e proprio ad Argenta avevano ucciso Natale Gaiba, sindacalista socialista. Con Natale, pur essendo lui un socialista, eravamo in ottimi rapporti. Nella circostanza della sua morte condannai apertamente con parole di fuoco il bar- baro assassinio e ignorai le ripetute minacce e gli avvertimenti anonimi che mi arrivarono a raffica. Si vede che eri proprio immerso nella vita del tuo popolo, ne condividevi fino in fondo le preoccupazioni e desideravi un futuro diverso, in modo particolare per i contadini. In una lettera a un amico avevo scritto: «Quando un partito (quello fascista, nda ), quando un governo, quando uomini in grande o in piccolo stile deni- grano, violentano, perseguitano un’idea, un pro- gramma, un’istituzione quale quella del Partito Po- polare e dei Circoli Cattolici, per me non vi è che una sola soluzione: passare il Rubicone e quello che succederà sarà sempre meglio che la vita stupida e servile che ci si vuole imporre». Parole forti, non c’è che dire… Gli avversari mi davano la colpa per l’influenza non solo spirituale ma soprattutto morale che io avevo sui giovani del paese e della zona, ma sono ben lieto che loro seguissero i miei insegnamenti, tutta la mia azione pedagogica era ispirata al Vangelo e non al vanto di appartenere a una razza superiore o a un movimento politico che per imporsi adottava me- todi violenti. # Pagina precedente : don Min- zoni, cappellano militare, cele- bra la messa per i soldati sul fronte del Carso. Qui a destra : in trincea sul fronte del carso nel 1916. In basso a destra : didascalia originale «gli scouts argentani vegliano la salma di Don Min- zoni prima del funerale». Caro don Giovanni a leggere la tua succinta biografia si capisce subito che per te, il messag- gio evangelico non doveva essere solo procla- mato, ma bensì calato nella realtà anche in si- tuazioni non tanto propense ad accogliere la Parola di Cristo. La zona dove sono nato e cresciuto, da secoli aveva fama di essere piuttosto indifferente all’azione della Chiesa. Durante il Risorgimento era un’area franca per i «mazziniani repubblicani», il che è tutto dire! Se a questo aggiungi il carattere «sanguigno» dei romagnoli avrai modo di capire che il nostro uni- verso era (ed è) molto particolare. Oltre a questo, la tua spiccata sensibilità umana e sacerdotale ti precludeva di percepire il fascismo sotto una luce positiva. I metodi violenti con cui il fascismo si era impadro- nito del potere mi impedivano di accettarlo come soluzione dei problemi sociali d’Italia. Nell’ottobre del ’22, per esempio, fui tra i pochi sacerdoti che si rifiutarono di esporre la bandiera tricolore davanti alla canonica per celebrare la marcia su Roma. Tutto sommato, però, questo era un gesto, per quanto grave agli occhi dei fascisti, abbastanza scontato. Sì, ma devi tener conto che poco prima avevo rifiu- tato di esser nominato cappellano della milizia fa- scista, creando non poco disappunto fra le loro file. E non solo. Avevo il «maledetto vizio» di prendere sistematica- mente le difese dei braccianti agricoli nelle loro ri- vendicazioni salariali contro i proprietari terrieri © www larchivio org/xoom/dongiovanniminzoni htm
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