Missioni Consolata - Ottobre 2016

OTTOBRE 2016 amico 71 AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT doci il meglio che potevano, sempre con cura e premura nei nostri confronti, sia a Varsavia che a Cracovia. Anche la parrocchia di Łomianki ha messo in gioco tutte le sue forze per farci tro- vare un programma ricco e un’organizzazione perfetta, grazie ai quali abbiamo vissuto mo- menti intensi di preghiera, uniti al gioco e alla vi- sita della città di Varsavia come occasioni di co- noscenza tra di noi. CAPACI DI SOGNARE Un modo più intimo di sperimentare la miseri- cordia è stato il sacramento della confessione, momento in cui abbiamo avuto uno spazio per- sonale per riflettere di fronte alla chiesa della Divina Misericordia a Cracovia. Qui «misericor- dia» è stato metterci a nudo, ciascuno nella pro- pria relazione con Dio, sperimentando un Dio che si pone sul nostro stesso piano e si rivela come abbraccio piuttosto che come dito pun- tato, spingendoci a rimetterci in gioco per dare il meglio agli altri, «il meglio, non ciò che avanza», come ha sottoli- neato papa Francesco. Proprio il papa, nei discorsi te- nuti di fronte a un milione di giovani che pendevano dalle sue labbra, ci ha spronati con forza in questa direzione, provocando in noi il sentimento del riscatto, del rifiuto di una gio- ventù sprecata nel «doping di puntare sempre al successo» e nella «droga di pensare solo a se stessi». Il pellegrino è colui che punta al futuro, con la forza di opporsi al «nulla si può cambiare». Il pellegrino è colui che sa gridare un forte «sì», come ha gridato con noi un milione di giovani, alla domanda: «Siete capaci di sognare?». Nel campus misericordiae , sabato sera, durante la veglia, ci hanno distribuito una candela a te- sta. La suggestione di guardarsi intorno a tre- centosessanta gradi e vedere un mare di luci, di cui non si scorgono a occhio nudo i confini, è stata la prova che il sogno è possibile, che non siamo soli. COME ZACCHEO Nella messa di domenica, che ha chiuso la Gmg, la «misericordia» si è concretizzata nella figura di Zaccheo, il quale non si ferma di fronte agli osta- coli, ma ha il coraggio di superarli, di andare in- contro, mosso da una sana curiosità, a colui che cerca. Zaccheo è la persona che non ha paura di costruire un ponte e nemmeno di fare il primo passo per attraversarlo. Nonostante il suo vis- suto di pubblicano è, per usare le parole del papa, un «giovane con gli scarponi», e non un «giovane-divano». È un pellegrino come noi che sceglie di farsi avanti. Noi giovani della Consolata abbiamo avuto l’op- portunità di vivere l’invito del papa a costruire ponti per andare incontro all’altro nel fatto stesso di condividere l’esperienza con un gruppo misto: una tavolozza di lingue e colori diversi che hanno creato legami che non si fer- meranno a queste due sole settimane. Come ognuno di noi, Zaccheo viene chiamato per nome e non teme di rispondere in modo sbagliato, anzi osa salire sul sicomoro per farsi notare. Zaccheo è il giovane che va incontro al messaggio di Gesù, del Dio misericordioso, che pone il senso del suo «viaggio» nel dono di sé: «Se uno non vive per servire, non serve per vi- vere!» (papa Francesco). Arrivederci a Panama! Ilaria Ravasi e Leonardo Bussola © Af MC © Af MC

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