Missioni Consolata - Ottobre 2016
OTTOBRE 2016 MC 7 Cari mission@ri connota o intende con- notare uno stato non solo distante dai credenti, ma che addirittura li vorreb- be relegati in ambito «sacrestitoriale», lì zitti e buoni, solo ad incensare e far tiritere di preghiere. Mi pare ovvio che tale de- scrizione auspicata da tanti, non corrisponde ad una chiara posizione co- stituzionale sulla libertà religiosa, per cui i cre- denti hanno e debbono avere piena libertà d’a- zione e pari dignità in quanto cittadini alla pari degli altri. Allora perché non iniziate a definire lo stato come poi è in realtà per costituzione (costi- tuenti furono anche i cat- tolici), come stato solo e sempre «plurale», di tut- ti, cioè, e per tutti? Bruno Cellini 07/07/2016 Abbiamo chiesto all’auto- re dell’articolo, prof. Ales- sandro Ferrari un com- mento. Ecco quanto ci ha scritto: Rispondo al volo. Lo stato italiano è costitu- zionalmente laico proprio perché impegnato a ri- spettare il pluralismo confessionale e culturale, come ha affermato la Cor- te costituzionale nella sua notissima sentenza n. 203 del 1989. Di conseguenza, quando si parla di laicità come supremo principio costituzionale non c’è al- cuna contraddizione con il principio pluralistico, an- zi, lo si declina con parti- colare - specifica - atten- zione al fattore religioso. La laicità costituzionale non è una laicità anticleri- cale, né una «sana lai- cità», non mira alla priva- tizzazione del fattore reli- gioso ma ad assicurare che le legittime manife- stazioni pubbliche delle fedi religiose e «convin- zionali» possano espri- mersi nel rispetto dell’u- guale libertà di ciascuno. Alla prossima, Alessandro Ferrari 12/07/2016 mòro (così mi dice vada scritto Gioventura Pie- montèisa) richiedenti a- silo siano onesti? Non conosco le condizioni dei paesi citati, ma il collega ghanese che siede nel mio ufficio dice che non c’è ragione per loro di scappare dal Ghana. Credo all’articolo «buo- nista» di Giulia Bondi o al mio collega che fa il ma- ster all’Università di Ulm (Germania, ndr ) e lavora part time con me? Non è che magari loro come me hanno lasciato il paesello natio per semplici motivi economi- ci? Hanno preso una scorciatoia, ovvero immi- grare clandestinamente per poi chiedere asilo politico e sperare nelle lungaggini burocratiche? Il tutto a discapito degli stranieri regolari come il mio collega (oppure mia moglie, ora italiana, che tutte le volte che veniva in Italia da fidanzati era dotata di visto turistico ed a seguire di permesso di soggiorno). Vengo ora all’appello per lo Ius soli . Quale sarebbe la precarietà esistenziale per gli stranieri minori nati in Italia? L’unica dif- ferenza tra un italiano e uno straniero sta nel di- ritto al voto, se minore comunque non può vota- re anche se italiano. Se un francese nasce in Ita- lia e a due anni torna in Francia con la famiglia è italiano? Al momento penso che la cittadinan- za, ai minori, vada legata alla famiglia. Quale sarà il vantaggio per la so- cietà italiana se conce- diamo lo Ius soli? Luca Medico Neu-Ulm (Germania), 13/08/2016 Caro Luca, provo a condividere con lei alcuni punti. Migranti economici o rifu- giati politici. È un fatto or- mai ben documentato che i migranti economici sono in aumento, segno anche che le nostre nazioni (no- nostante la percezione negativa che noi ne abbia- mo) sono ancora ben più ricche e floride di quelle da cui provengono i mi- granti. Le previsioni sono che i migranti economici continueranno ad aumen- tare anche a causa del cambiamento climatico che rafforzerà i fenomeni di siccità e fame in molti paesi. Un fatto però è cer- to: sta diventando sempre più difficile distinguere tra rifugiati politici e mi- granti economici, anche perché, in molti paesi, le due realtà (politiche ves- satorie e economie disa- strate o schiavizzanti) so- no strettamente collega- te. Tenga poi conto che molte di queste situazioni sono mantenute e soste- nute da un sistema eco- nomico (di cui noi siamo parte beneficiaria e spes- so anche vittima) che per- petua le ingiustizie e favo- risce i regimi basati sul privilegio di un’élite, per poter continuare a sfrut- tare impunemente risor- se naturali e umane di tanti paesi a beneficio dell’arricchimento sfac- ciato di pochi (i 62 super ricchi che oggi controlla- no metà della ricchezza mondiale, secondo l’Ong Oxfam, e diventano sem- pre più ricchi nonostante la crisi). Ius soli. La proposta og- getto del nostro appello chiede che il diritto di cit- tadinanza venga ricono- sciuto «agli immigrati di seconda generazione, nati e cresciuti nel nostro pae- se, che oggi sono costretti ad attendere fino all’età di 18 anni prima di poter ot- tenere la cittadinanza. A tale obiettivo mira la riforma della legge 91 del 1992 che assicura ai figli di immigrati nati in terri- torio italiano da almeno un genitore con permesso di soggiorno di lungo pe- riodo ( ius soli temperato) o a seguito di un percorso scolastico ( ius culturæ ), il diritto a diventare cittadi- ni». Essa è una richiesta strettamente legata alla famiglia del minore. E non mi sembra che la differenza stia solo nel di- ritto di voto, pur impor- tante. È piuttosto il sentir- si parte, l’inclusione e l’appartenenza, il sentirsi a casa. In fondo questi ra- gazzi vivono come in un limbo: non sono né italiani né del paese di origine dei loro genitori. Quali i vantaggi per noi? Per noi ci sono tutti i van- taggi che vengono dall’im- migrazione, senza la quale sicuramente nel 2050 sa- remo dieci milioni di meno di quanti siamo oggi e me- diamente tutti più vecchi (vedi dati Eurostat resi noti in agosto) e con pensioni ridicole. Lo ius soli farà sì che i nuovi cittadini siano e si sentano italiani a tutti gli effetti e non apolidi ap- pena tollerati e disprezza- ti.Forse non piace a certi difensori della purezza pa- tria, ma conviene ricorda- re che noi italiani siamo tali proprio perché siamo una mescolanza incredibi- le di popoli diversi. La me- scolanza di geni di genti autoctone con quelli di po- poli Celti e Normanni del Nord, Arabi e nordafricani del Sud, Fenici, Greci, E- brei, Slavi, Turchi e Mon- goli dall’Est, e spagnoli e francesi dall’Ovest, ha fat- to di noi quel paese bellis- simo e contraddittorio che siamo. La mescolanza delle «razze» (per usare un termine scorretto e ob- soleto) non porta alla de- generazione della «raz- za», ma la migliora e la rende più sana, intelligen- te e resistente alle avver- sità. MOSCHEE NEGATE Leggo sulla rivista di giu- gno l’interessante artico- lo sulle «Moschee nega- te». Nell’articolo si sot- tolinea il carattere «laico» dello stato. Mi si permetta di non essere d’accordo con l’aggettivo descrittivo «laico»: per molti oggi tale aggettivo
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