Missioni Consolata - Ottobre 2016

• Santi | Cura Brochero | Argentina • MC ARTICOLI OTTOBRE 2016 MC 59 Córdoba, si prodigò durante l’e- pidemia di colera che colpì la città nel 1867 e mieté più di quattromila vite. In qualità di prefetto agli studi del seminario maggiore, ottenne il titolo di maestro in filosofia presso l’Uni- versità di Córdoba il 12 novem- bre 1869. Verso la fine del 1869 fu nomi- nato parroco di sant’Alberto, un paese a tre giorni a cavallo dalla città; situata sulle Sierras Gran- des, alte più di 2 mila metri, la parrocchia contava più di 10 mila abitanti che vivevano in luoghi isolati e impervi senza strade, senza scuole e servizi sociali. La situazione morale e l’indigenza materiale degli abitanti avrebbe scoraggiato chiunque, ma non il cura gaucho che da quel mo- mento dedicherà tutta la sua vita a portare non solo il Vangelo, ma anche a promuovere la vita delle sua gente attraverso la scuola e tante altre iniziative sociali. Appena un anno dopo il suo ar- rivo convinse uomini a donne a recarsi a Córdoba per fare gli esercizi spirituali, percorrendo in tre giorni gli oltre 150 km di di- stanza a cavallo o a dorso di mulo, in carovane che spesso supera- vano le 500 persone. Più di una volta furono sorpresi da forti tor- mente di neve. Al ritorno, dopo nove giorni di silenzio, preghiera e penitenza, i suoi parrocchiani cambiavano poco a poco la loro vita, diventando cristiani più con- vinti, impegnati anche nello svi- luppo umano della loro terra. Nel 1875, con l’aiuto dei suoi par- rocchiani, iniziò la costruzione della Casa degli Esercizi del paese allora chiamato Villa del Transito (località che oggi porta il suo nome di Villa Cura Brochero ). Fu inaugurata nel 1877 e, durante il ministero del cura gaucho vi pas- sarono più di 40 mila persone con turni di 700 persone alla volta. Come complemento costruì la casa per le suore, un collegio per le ragazze e la residenza per i sa- cerdoti. Con i suoi parrocchiani costruì più di 200 km di strade e varie chiese, fondò paesi e si preoc- cupò per l’educazione di tutti. Richiese alle autorità e ottenne uffici postali e telegrafici. Pro- gettò il ramo ferroviario che avrebbe attraversato la Valle de Traslasierra unendo Villa Dolores e Soto per liberare i suoi cari montanari dalla povertà in cui giacevano, «abbandonati da tutti, ma non da Dio», come amava ripetere. Predicò il Vangelo adattando il linguaggio a quello dei suoi fedeli per renderlo comprensibile. Ce- lebrò la santa messa anche nei luoghi più remoti della sua par- rocchia, portando sempre con sé il necessario sulla sua mula. Nes- sun infermo rimaneva senza sa- cramenti perché né la pioggia, né il freddo lo fermavano, «altri- menti il diavolo mi ruba un’a- nima», diceva. Tra questi c’erano numerosi lebbrosi, che visitava regolarmente e con cui beveva il mate , la tipica bevanda argen- tina che si condivide da uno stesso recipiente. Si donava a tutti, specialmente ai poveri e ai lontani, che cercava con solleci- tudine per avvicinarli a Dio.

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