Missioni Consolata - Ottobre 2016
46 MC OTTOBRE 2016 Sopra : donna musulmana alla manifestazione in difesa della Costi- tuzione, Bologna, 2 giugno 2013. Pagina seguente : alcune donne musulmane durante la manifestazione di solidarietà con la Francia e contro il terrorismo, a Reggio Emilia l’11 gennaio 2015. scendo l’essenziale che riguarda la religione e la cultura altrui e le questioni problematiche in rap- porto alla propria cultura e fede religiosa)» 13 . Anche il documento Musulmani all’oratorio dell’Uf- ficio Cei per l’Ecumenismo e il dialogo interreli- gioso considera l’opportunità di invitare imam lo- cali per fornire agli educatori strumenti utili a una migliore conoscenza e comprensione dei ragazzi: «Il dialogo interreligioso e interculturale, infatti, esigono la conoscenza della propria e dell’altrui re- ligione» 14 . Aumentare la formazione e la sensibilità È importante, però, proporre anche momenti di formazione al cristianesimo per le famiglie stra- niere non con l’obiettivo di convertirle, ovviamente, ma per far loro conoscere i valori che stanno alla base del «servizio di cui usufruiscono». In alcune Note (1) Ismu, Fom, Caritas ambrosiana e Ufficio pastorale migranti Diocesi di Milano, Educare generando futuro. I minori di origine straniera in oratorio: dall’integrazione alla condivisione , Milano 2014. (2) Rosita Deluigi, La progettualità ricercata. Minori immigrati e intrecci educativi nel territorio , Edizioni Università di Macerata 2008. (3) Ismu, Progetto Oratorinsieme , Milano 2014. (4) Il doposcuola è un servizio di accompagnamento educativo, con particolare attenzione al sostegno allo studio. In alcune realtà i ragazzi stranieri costituiscono la maggior parte degli iscritti. (5) Anche perché per lo più i ragazzi stranieri non sono di reli- gione cattolica, bensì musulmana, oppure cristiano ortodossa o cristiano copta. (6) Caritas Ambrosiana, I doposcuola parrocchiali nella diocesi di Milano , Milano 2010. (7) Laura Badaracchi e Claudio Urbano, Se in oratorio arriva lo straniero , «Popoli» aprile 2011. (8) Ibidem. (9) Paola Bonizzoni, Incroci. Traiettorie di socialità di adolescenti italiani e stranieri in un oratorio milanese in Ambrosini M., Boniz- zoni P., Caneva E., Incontrarsi e riconoscersi. Socialità, identifica- zione, integrazione sociale tra i giovani di origine immigrata , Fon- dazione Ismu, Milano, p. 120. (10) Nell’ottobre 2015, sempre a Torino, un’altra polemica ha ri- guardato il ritiro da parte di alcune famiglie musulmane dei propri figli da un corso di musica organizzato dalla scuola. Di fronte a questo genere di incomprensioni che possono anche generare scontri è importante offrire occasioni di confronto aperto, coin- volgendo anche i responsabili religiosi di entrambe le comunità e cercando di trovare un accordo nel rispetto delle diverse sensibi- lità, quella del bambino, quella del genitore e quella dello spa- zio-oratorio o della scuola. (11) Cfr. Educare generando futuro , opera citata. (12) Andrea Pacini, Il dialogo interreligioso e le relazioni islamo- cristiane in Italia , p. 11. (13) Ibi, 12. (14) Cei - Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreli- gioso, scheda 3a e 3a bis, I musulmani in oratorio , p. 2. (15) Laura Lana, Come costruire il dialogo interreligioso. Cristiani, ebrei e musulmani a confronto , in www.perugiaonline.it, 15/04/2015. realtà questo avviene già, come ha raccontato al- l’ International Journalism Festival di Perugia 2015 mons. Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo: «Molte famiglie di immigrati, ad esempio, si avval- gono dell’insegnamento della religione cattolica per una finalità di tipo culturale, per conoscere la cul- tura del paese in cui si trovano» 15 . Nonostante venga posto il problema della forma- zione e della conoscenza reciproca, quello che si ri- scontra nei fatti è, però, una bassa partecipazione ai momenti di formazione organizzati. Dall’inda- gine Educare generando futuro emerge, infatti, che la maggior parte dei catechisti, degli animatori e degli educatori non partecipano ad attività di forma- zione sul tema dell’immigrazione e della multicul- turalità. Questo sembra causato, per lo meno nelle risposte raccolte dall’indagine, principalmente dalla scarsa sensibilità sul tema che prevale negli oratori e nelle parrocchie e dalla mancanza di competenze necessarie per l’organizzazione di que- ste attività. Viviana Premazzi
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