Missioni Consolata - Ottobre 2016

OTTOBRE 2016 MC 43 Qui sotto: alcune adolescenti di famiglie di origine turca e magrebina frequentano il doposcuola organizzato dall’Arci in collaborazione con il comune di Camposanto (Modena). Pagina precedente : doposcuola all’oratorio della parrocchia S. Giovanni Bosco a Formigine (Mo). di Milano), infatti, «l’oratorio non viene percepito come un luogo di indottrinamento cattolico. Alcuni lo frequentano solo per le attività sportive, per altri invece è anche un’occasione di impegno» 8 . È quella che la professoressa Paola Bonizzoni (Università Milano Bicocca) chiama «inclusione non parteci- pante»: «I ragazzi hanno la possibilità di fare co- munque un’esperienza di spiritualità e di riflessione che trascende (in quanto universale e connaturata alla natura umana) la specificità (e la padronanza) del linguaggio cattolico» 9 . Don Andrea Plumari, della parrocchia di Precotto, indica (un suo commento anche a pagina 44, ndr ) di- versi atteggiamenti adottati da chi non è di religione cattolica rispetto alla preghiera: dalla partecipando alla preghiera, senza però pregare, per sentirsi co- munque parte del gruppo a chi preferisce invece starne totalmente al di fuori per evitare problemi, probabilmente anche con la famiglia. In poco più della metà degli oratori che compon- gono il campione della ricerca Educare generando fu- turo ci sono animatori di origine immigrata (52%) e il 44,4% delle parrocchie ha responsabili stranieri negli ambiti relativi alla pulizia e manutenzione, an- che se in questo caso si tratta di adulti. Più scarsa è invece la partecipazione nei consigli pastorali di per- sone immigrate o tra i catechisti: 23,5% e 19%. An- che la quota di educatori (13,4%) e di allenatori spor- tivi (12,9%) risulta essere relativamente modesta. L’oratorio e le famiglie: in cerca di cura ed educazione Le famiglie intervistate, italiane e straniere, anche di religione non cattolica, considerano l’oratorio un luogo di educazione ed accudimento, un posto si- curo, controllato dagli adulti che lo gestiscono con un’attenzione educativa ai ragazzi, in cui viene chiesto il rispetto delle regole e vengono forniti sti- moli positivi e non credono che la connotazione re- ligiosa sia un problema per il proprio figlio. Esi- stono comunque casi, anche se più rari, di genitori che temono un luogo connotato dal punto di vista religioso. A Torino, ad esempio, un genitore, maroc- chino musulmano, voleva vietare al figlio di giocare nella squadra di calcio dell’oratorio perché temeva lo volessero convertire 10 . L’approccio dominante nei confronti delle attività e dei gruppi presenti in parrocchia e in oratorio è, però, di carattere strumentale: per tutti - italiani e non, cattolici e musulmani e di altri credi - l’orato- rio sopperisce al bisogno di cura e di educazione. Sarebbe interessante capire se, nel caso ci fossero strutture simili, organizzate dalle proprie comunità religiose, la partecipazione si orienterebbe verso queste piuttosto che verso gli oratori che hanno il DOSSIER MC SECONDA GENERAZIONE

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