Missioni Consolata - Ottobre 2016

38 MC OTTOBRE 2016 la frequentazione delle moschee e dei luoghi di culto permetteva l’incontro con connazionali con cui condividere esperienze e bisogni. È però con il passaggio da una migrazione temporanea (o perce- pita come tale) a una di radicamento e stabilizza- zione che si sono concretizzate nuove forme asso- ciative per la trasmissione della propria religione ai figli e nuove richieste nei confronti della società ita- liana, ad esempio riferite alla libertà di culto. La pratica religiosa in un nuovo contesto La socializzazione dei giovani in Italia dà vita a per- corsi autonomi di relazione con il sacro: nascono nuove riflessioni sulla propria identità personale e sull’appartenenza religiosa personale e collettiva. La fede non viene abbandonata, ma rivista e adat- tata al contesto di vita quotidiano, traducendosi in un pluralismo valoriale che rivendica un proprio ri- conoscimento 4 . I giovani infatti spesso scelgono «una loro via, cercando compromessi e nuove sin- tesi, ponendosi domande sulle tradizioni che hanno ereditato, vivendo la fede in un modo personale e autentico e non sull’onda di un’adesione acritica» 5 . Studiando l’idea che i figli hanno del contesto reli- gioso familiare, si riscontra l’avvio di un processo di revisione e reinvenzione delle pratiche religiose. Se per le prime generazioni vivere la propria fede in emigrazione significa spesso mantenere anche le tradizioni religiose-culturali del paese di origine, per i figli non è più così. Le strategie di adatta- mento sono molteplici e in alcuni casi si riscontra un certo interesse per l’approfondimento dei conte- nuti fondamentali della propria fede, per reagire a un contesto di vita in cui coesistono secolarizza- zione e pluralismo religioso, fenomeni che mettono in discussione valori e principi tradizionali 6 . Come evidenzia la professoressa Jocelyne Cesari (University of Birmingham) a proposito dei musul- mani in Francia, anche la secolarizzazione in atto nel paese ha influenzato i giovani musulmani spin- gendoli, in molti casi, a individualizzare e privatiz- zare la loro religione. Questi processi, secondo Oli- ver Roy (Istituto universitario europeo), mettono anche in discussione l’idea stessa di una comunità musulmana «unica» in Europa: «Non esiste un Is- lam occidentale, esistono musulmani occidentali». L’individualizzazione può significare maggiore li- bertà di adattare alcune regole a determinati con- testi o di sviluppare forme inedite di mescolanze e sincretismo, ma può anche portare a orientamenti fondamentalisti e radicali, tendenza ulteriormente complicate dalla diffusione delle nuove tecnologie che ha aggiunto nuove opportunità ma, parallela- mente, nuovi rischi. L’uso di internet e dei canali satellitari può infatti portare allo sviluppo di inter- pretazioni « bottom up » dell’Islam (interpretazioni fai da te della religione), un Islam « cut and paste » (un Islam taglia e incolla che ognuno si costruisce prendendo quello che più gli piace o gli fa comodo), eclettico, dal quale le persone possono prendere ispirazione a seconda delle proprie preferenze. L’in- contro online con particolari messaggi o predicatori può anche legare i giovani nati in Italia a pratiche religiose lontane dalle loro esperienze familiari e fa- vorire la diffusione di visioni radicali e inconciliabili con il contesto di vita, producendo situazioni d’iso- lamento e straniamento che portano a rifugiarsi sempre più in ambienti «protetti», nella rete o nella vita reale. Oltre le moschee e i centri islamici Il crescente individualismo dei giovani musulmani con riferimento alla fede islamica può essere colle- gato alla perdita d’autorità delle organizzazioni reli- giose, che non sono più in grado di trasmettere i loro valori e di rispondere alle domande e ai bisogni delle nuove generazioni. Per gli adulti immigrati e quindi per le istituzioni da loro create (moschee e centri islamici) è infatti difficile comprendere fino in fondo il contesto in cui i giovani crescono e socia- lizzano. Alle difficoltà e alle paure dei genitori che i figli seguano l’esempio dei coetanei italiani e quindi perdano i propri valori tradizionali, fa da contral- tare, però, la cosiddetta «forza della numerosità», che sta diventando un aspetto importante nel rap- porto fra giovani e religioni. Per i figli dell’immigra- zione, infatti, la sensazione di essere «come un pe- sce fuor d’acqua» si manifesta quando essi assu- A destra : Aulakh Sahar Shahzadi, proveniente da una famiglia di origine pakistana, ha aderito al bando del Servizio civile straordi- nario nel periodo successivo al terremoto che ha colpito l'Emilia prestando la sua opera presso la Casa protetta per anziani «Santa Maria delle Grazie», a Reggiolo (Re).

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