Missioni Consolata - Ottobre 2016
Vannozza Cattanei, locandiera romana, sua amante per quasi venti anni. Stanco di lei, l’abbandonò sosti- tuendola con Giulia Farnese, sorella del futuro papa Paolo III. Poiché era disdicevole dire pubblicamente che il papa avesse dei figli, la curia romana che ne sa sempre una più del diavolo, escogitò il sistema di pre- sentare Cesare o Lucrezia Borgia ai diplomatici e nelle udienze pubbliche come «nipoti di un fratello del papa»: il papa aveva veramente un fratello e così sal- vata la capra della verità, si potevano tranquillamente salvare anche i cavoli della formalità, mandando in malora ogni residua moralità. Il Giubileo del 1500, che apriva un nuovo secolo e si apriva anche sul nuovo mondo (scoperto solo otto anni prima da Cristoforo Colombo, «raddoppiando» il mondo esistente), fu carico di grande significato sim- bolico e Alessandro VI, da fine diplomatico e oculato amministratore qual era, vi prestò la massima atten- zione e lo curò con particolare dedizione. Intanto per la prima volta il papa approvò un rituale scritto che prevedeva l’apertura di quattro porte sante nelle quattro Basiliche papali: San Pietro (che era ancora un cantiere), San Giovanni in Laterano, Santa Maria Mag- giore e San Paolo fuori le Mura. Ancora oggi, mutatis mutandis , è il rituale in uso. Il mondano Papa Borgia non poteva non pensare il giubileo come un teatro, in cui l’elemento spirituale passava in seconda linea per diventare una rappresentazione «visiva» del papato e del suo splendore. Il punto centrale dell’inaugura- zione giubilare fu l’apertura della porta, accompa- gnata da fuochi di artificio, da giochi, da feste e da ogni forma di divertimento perfino dentro il palazzo apostolico, avendo bandito ogni forma di austerità e penitenza. Il Giubileo del sollazzo Papa Borgia inventò anche il recupero del Colosseo che da allora divenne letteralmente teatro di manife- stazioni spettacolari. Per il 1500 egli incaricò l’arcicon- fraternita del Gonfalone di rappresentarvi la passione del Signore e le passioni dei martiri, permettendo contemporaneamente al figlio Cesare di organizzare una spettacolare festa di carnevale, in pieno anno santo, arricchita da una grandiosa parata militare. Nella quaresima del 1500, papa Alessandro VI dovette recarsi a Piombino e per l’occasione radunò tutte le donne e le ragazze più belle della cittadina toscana per fare baldoria e mangiare carne, con disprezzo delle regole liturgiche che regolavano in modo rigo- roso il digiuno quaresimale, verso il quale il popolo era molto sensibile. Lo scandalo fu grande. Probabilmente nello stesso anno santo del 1500, pre- sente il papa e quindi questi consenziente, Cesare Borgia diede uno spettacolo che sarebbe rimasto come un marchio indelebile sull’abisso di abiezione che distinse non solo il papa catalano, ma anche tutta la sua disonorevole famiglia, anche per la data scelta. «… A saggio della profonda sua immoralità e del suo cinismo, basti dire che una volta (era il dì di Ognis- santi) Cesare Borgia convittò nel palazzo pontificio cinquanta meretrices honestae , cortigianae nuncupa- tae [prostittute oneste (in possesso di permesso di esercizio), dette cortigiane], come dice monsignor Burcardo; poi le fece danzare ignude co’ servitori e con altre persone; poi altri osceni spettacoli, che fu- rono rappresentati alla presenza del papa e della Lu- crezia sua figlia … E si può conchiudere che la corte del vicario di Dio non era meno laida di quella di Nerone» (Bianchi-Giovini, 1860, 32-33.42). Le innovazioni giubilari introdotte da Alessandro VI non ebbero nulla di spirituale, ma furono tutte este- riori, superficiali e immorali come i suoi comporta- menti e in quelli della sua corte. Forse queste monda- nità avevano lo scopo di distrarre le popolazioni dalla guerra con i Turchi che, in lotta con Venezia, scorraz- zavano in Friuli, giungendo a lambire Vicenza, antica- mera della Repubblica veneta. Tra il 1415 e il 1500 vi furono non meno di nove incursioni che diffusero il panico non solo in quelle regioni, ma in tutta l’Italia del Nord. Nel 1503 Papa Borgia morì. Il suo cerimo- niere annota che «morì con i sacramenti». La sua salma gonfiò così tanto che la bara non riusciva a con- tenerlo: i necrofori furono costretti a chiuderlo dentro a forza. Lutero alle porte Se, da una parte, il sec. XVI è il secolo del Rinasci- mento che nella letteratura, nelle arti, nella scoperta degli autori greci e nella scienza appena agli esordi (medicina, astronomia, architettura, navigazione, ecc.) trova il massimo del suo splendore, dando inizio veramente «a un nuovo mondo» anche in Europa, dall’altra parte per la Chiesa fu una catastrofe perché fu il secolo delle maggiori nefandezze, con Papi che avevano sostituito il senso del vangelo con lo spirito del mondo, incarnando «quel mondo» per cui Cristo stesso non aveva voluto pregare (cf Gv 17,9). Cosa era successo? La Chiesa di Cristo, la sposa senza macchia, fu oscenamente mostrata agli occhi lubrichi del mondo immersa nella corruzione di ogni livello, nelle trame più oscure finalizzate al mantenimento del potere. I papi furono solo mecenati per la loro va- nagloria e l’interesse delle loro famiglie, crocifiggendo il Cristo non una, ma dieci, cento, mille volte. I rappre- sentanti di colui che, scalzo, portò la croce per essere scannato come agnello per i peccati del mondo, scel- sero la mondanità, incuranti del popolo e della fede. Essi furono papi miscredenti perché di tutto si cura- vano tranne che di essere fedeli al loro mandato. I giubilei persero il loro senso spirituale e divennero occasione per «grandi affari», funzionali al papa di turno che li usò come arma di potere e sollazzo della corte. Non a caso la Chiesa e il mondo si trovavano alla vigilia della reazione di Martìn Lutero, che, fattosi voce della necessità di una «rifondazione» della Chiesa, avrebbe acceso la miccia di una deflagrazione senza pari: nel 2017 ricorrono i 500 anni dell’affis- sione delle «95 tesi sulle indulgenze» di Lutero, avve- nuta il 31 Ottobre 1517 alla porta della Chiesa del ca- stello di Wittemberg. Fu l’inizio della Riforma Lute- rana (Protestantesimo) e il principio del fallimento del papato. Paolo Farinella, prete (11, continua) 34 MC OTTOBRE 2016 Misericordia voglio
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