Missioni Consolata - Ottobre 2016

OTTOBRE 2016 MC 33 MC RUBRICHE Dall’Immacolata all’Inquisizione Sul piano religioso, Sisto IV fu il papa che con la bolla «Cum prœexcelsa» del 27 Febbraio 1477, istituì la fe- sta dell’Immacolata Concezione, fissandola all’8 Di- cembre; promosse la recita del Rosario e consacrò la Cappella Sistina a Maria Assunta. Sul piano storico, fu l’iniziatore, sebbene a malincuore, dell’Inquisizione spagnola, voluta a tutti i costi da Ferdinando II di Ara- gona che, avendo le casse vuote, cercava un modo in- dolore (per sé) per depredare il denaro degli Ebrei. La condanna, infatti, dell’Inquisizione per motivi di ere- sia, comportava anche la requisizione di tutti gli averi. U ccidere in nome di d io Quando oggi si accusano i musulmani di «usare il nome di dio» per fare le guerre o utilizzare la religione per ali- mentare il terrorismo, sarebbe bene che ci fermassimo un poco e facessimo un esame di coscienza «storico» perché questo uso peccaminoso e blasfemo lo abbiamo praticato anche noi cattolici. diciassette anni dopo il giubileo di Sisto iV, nel nuovo mondo scoperto da cri- stoforo colombo si sarebbe imposto il battesimo con la spada: o l’acqua o la morte, sistema che dal 1507, anno della sua ordinazione e fino alla morte nel 1566, vide l’opposizione ferma del vescovo spagnolo Bartolomé de Las casas, uno dei pochi che difese strenuamente, in nome del vangelo, i nativi delle colonie. i cattolicissimi regnanti di Spagna, Ferdinando e isabella (costei si con- fessava ogni giorno), usarono la religione per ammaz- zare, trucidare e depredare gli ebrei dichiarando guerra al popolo di Abramo solo per avidità di denaro. La Spa- gna per tutto il 1500 e 1600 - e successivamente anche l’europa - sarebbe stata segnata da quella piaga puru- lenta che fu l’inquisizione, la quale agì, condannò e uc- cise in nome di dio, ma senza dio e contro dio. non ba- sta dire che bisogna leggere i fatti nel contesto del loro tempo perché ciò vale per le valutazioni ordinarie, ma di fronte all’uso del nome di dio e della religione per giustificare la decisione di rubare le ricchezze altrui, c’è una scelta chiara, lucida e determinata di volere com- piere un delitto immorale. Anche costoro nel 1500 leg- gevano il vangelo che è limpido e chiaro, come acqua di sorgente, allora come oggi. Vittima di questa malvagità cattolica, macchia pecca- minosa approvata da papi e vescovi che resterà inde- lebile fino alla fine della storia, furono anche san Gio- vanni della Croce e santa Teresa d’Avila, nipote di un ebreo, costretto a convertirsi per salvare la vita della propria famiglia. Teresa d’Avila disprezzerà l’Inquisi- zione, da cui per altro fu sfiorata, e difenderà il suo compagno di fede e padre spirituale, Giovanni della Croce, usando un linguaggio cifrato, come si evince dai suoi scritti, per esprimere tutto il suo disprezzo e la sua amarezza. Alcuni suoi manoscritti furono bru- ciati. Sisto IV, sostenuto dal suo vice cancelliere, Rodrigo Borgia (futuro Alessandro VI), non voleva l’Inquisi- zione, ma cedette al ricatto del re «cattolicissimo» di Spagna, e il 1 Novembre 1478 emanò una bolla con cui istituiva un inquisitore non in tutta la Spagna, ma solo nella regione di Siviglia, cioè la regione che inte- ressava i cattolicissimi sovrani. Una volta aperto, il vaso di Pandora non può più essere richiuso. Forti di questa licenza, Re Ferdinando e Isabella di Castiglia, ottennero l’autorizzazione di nominare inquisitori di loro fiducia. Il temibile Torquemada fu da loro nomi- nato inquisitore generale e Sisto IV dovette pure lui ri- conoscerlo e approvarlo. Papa Borgia e l’invenzione delle «Porte Sante» Frattanto, sulla scena della chiesa si affacciavano due tragiche figure che avrebbero condizionato la Chiesa in modo che l’eco arriva fino a noi. Da una parte la fi- gura triste e nevrotica di Girolamo Savonarola (1452- 1498), che, ubriaco di un modello teocratico di città, predicava solo sventure e distruzione in chiave apoca- littica; dall’altra quella comica e immorale di Rodrigo Borgia, catalano trapiantato a Roma ed eletto papa nel 1492, l’anno che con l’avventura di Cristoforo Co- lombo avrebbe cambiato non solo il volto ma anche il modo di pensarsi del mondo intero. Egli assunse il nome di Alessandro VI (1431-1503), passato alla storia come uno dei papi più lascivi e cor- rotti, a cominciare dalla sua elezione al soglio di Pie- tro che fu contrattata dai suoi scherani, manovrati dal figlio Cesare, con emissari di cardinali greci e francesi « apud latrinas ». Il conclave che lo elesse fu il primo ad essere celebrato nella Cappella Sistina, già affre- scata da Botticelli, Perugino e Ghirlandaio. Papa Ales- sandro VI, tra i suoi innumerevoli figli, ne riconobbe ufficialmente almeno due, Cesare e Lucrezia, avuti da # Da sinistra : Melozzo da Forlì, Sisto IV nomina Bartolomeo Platina prefetto della Biblioteca Vaticana, nel 1477 ca. Sala dei Misteri, Appartamenti Borgia, Palazzo apostolico, Roma: Pinturicchio, ritratto di papa Alessandro VI in preghiera davanti alla Risurrezione. «Fermiamoci di fronte al ritratto del papa, che in gi- nocchio, la tiara deposta ai suoi piedi, contempla in adorazione la Resurrezione... Capiremo il carattere di un uomo nel quale convi- vevano una fede sincera, una ferma consapevolezza del suo ruolo e del suo destino e insieme, una voracità, quasi una bulimia nei con- fronti della vita, del potere, dell’arte, della cultura; queste ultime cercate e amate sotto il segno dello stupore, dell’eccesso, della di- smisura» (Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani ).

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