Missioni Consolata - Ottobre 2016

32 MC OTTOBRE 2016 Misericordia voglio STORIA DEL GIUBILEO a cura di Paolo Farinella, prete 11. TRA SANTI E PUTRIDUME DA SISTO IV A PAPA BORGIA FINO A LUTERO P apa Sisto IV determinò una svolta nel papato e nella Chiesa per diversi motivi. Per la cronaca fu uno dei papi più nepotisti che la storia conosca, perché si circondò della numerosa sua famiglia alla quale concesse privilegi e cariche senza ritegno e mi- sura. La sua elezione avvenne in odore di simonia a opera principalmente del nipote, Pietro Riario, figlio della sorella, che si prodigò con ogni mezzo affinché i voti dei cardinali si convogliassero sullo zio che, rico- noscente, lo gratificò con il cardinalato, già nel primo concistoro, subito dopo l’elezione, insieme a diversi altri nipoti che ne condizionarono la vita e le scelte. Il giorno dell’incoronazione, fu assistito e intronizzato dal protodiacono Rodrigo Borgia, futuro Alessandro VI, che l’avrebbe superato non solo in fatto di nepoti- smo, ma in ogni forma d’immoralità e indecenza. Attese disattese Sisto IV confermò il giubileo del 1475 con la cadenza dei 25 anni, in vista del quale intraprese grandi opere di ristrutturazione della città di Roma, trasformando in cantiere l’intero colle Vaticano. Fece costruire la Cappella più famosa del mondo, che, anni dopo, sa- rebbe stata affrescata da Botticelli e da Michelangelo, detta in suo onore «Cappella Sistina». Ripristinò il vecchio ponte romano, detto «ponte rotto» sul Te- vere che da allora fu chiamato «Ponte Sisto»; rase al suolo e ricostruì più grande ed efficiente l’ospedale di Santo Spirito, fece costruire innumerevoli chiese e riorganizzò il sistema viario, anche per governare me- glio i tumulti. Era diffidente di tutti e si narra che, non fidandosi di coloro che lo circondavano, per rendersi conto di quello che il popolo pensava realmente di lui, non poche notti si travestiva «da prete» per recarsi nelle taverne ad ascoltare dicerie e giudizi. Il giubileo fu un completo fiasco perché, per le troppe guerre che infestavano l’Europa del Nord, non era af- fatto agevole muoversi e i pellegrini affollarono Roma solo in occasione della Pasqua. Tutte le derrate ali- mentari e i servizi approntati rimasero inutilizzati e fu- rono una manna per il popolo romano perché i prezzi si abbassarono e la logica del «compri uno e porti (via) tre» divenne obbligatoria per potere almeno re- cuperare parte del denaro. Per ovviare a queste diffi- coltà il papa protrasse di un anno il giubileo, ma le condizioni di Roma si aggravarono a causa di piogge torrenziali che fecero straripare il Tevere. Roma fu così gravemente allagata e impraticabile da costrin- gere il papa a trasferire alla città di Bologna le prero- gative giubilari di Roma, dando un ulteriore colpo al- l’economia della città eterna. Concesse, inoltre, ai principi che erano in guerra la possibilità di lucrare le indulgenze del giubileo standosene a casa loro, ma a condizione che le offerte raccolte in quella occasione fossero tutte impiegate per finanziare la guerra con- tro i Turchi. Alla fine, come ciliegia sulla torta, quasi a sancire una sfortuna senza fine, scoppiò ancora una volta la peste. Il papa, per paura del contagio, scappò con tutta la sua corte di nipoti e familiari da Roma che rimase con grandi opere in parte finite, in parte incompiute, ma senza giubileo di fatto, senza pellegrini e per giunta allagata e con la peste.

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