Missioni Consolata - Ottobre 2016

NIGERIA 30 MC OTTOBRE 2016 stoni. Oggi questa setta può con- tare su grandi quantità di esplo- sivo, su esperti che lo sanno usare, su una buona capacità logistica, su mezzi rapidi ed efficienti per gli spostamenti e su combattenti pre- parati». Il merito di tutto questo è in gran parte di Abubakar Shekau, ma anche «il risultato di alleanze e relazioni con i movimenti del jiha- dismo internazionale».Dopo aver raccontato la figura del fondatore Yusuf, Masto dedica un intero ca- pitolo a tratteggiare il ritratto di Shekau, detto l’«immortale», per- ché lo si è dato per morto ormai in- numerevoli volte ma è sempre ri- comparso con video e dichiara- zioni. Una figura oscura, ma fonda- mentale, che è necessario tentare di comprendere. L’autore descrive anche le mo- derne tecniche di comunicazione usate del gruppo terrorista e il loro sviluppo negli ultimi anni. Espansione di Boko Haram Sul terreno l’escalation degli at- tacchi di Boko Haram dal 2010 in poi è innegabile. Assalti a mo- schee, chiese, mercati, villaggi, postazioni di esercito e polizia e poi scuole, diventano quasi quoti- diani. Gli attacchi vengono ese- guiti tramite kamikaze con auto- bombe o miliziani armati, e tal- volta rapimenti. Sono colpiti inte- ressi occidentali, ma anche locali, cristiani e musulmani. Da Maidu- guri (capitale del Borno) gli assalti si spostano negli altri stati del Nord (clamorosi quelli a Kano nel 2012), anche nel centro (a Jos nel Plateau) e nella capitale Abuja, come l’attentato alla sede delle Nazioni Unite (agosto 2011) che causa 23 morti e decine di feriti. A partire dal 2013 il gruppo co- mincia un’operazione di conqui- sta territoriale, che lo porterà, come spiega l’autore, sulla scia del Isis a proclamare il Califfato africano: «Superata la metà del 2014, Boko Haram corona la sua strategia di controllo territoriale: il 24 agosto, dalla cittadina di Gwoza, nel Borno, a Sud Est di Maiduguri, Abubakar Shekau an- nuncia la nascita del suo Calif- fato». Boko Haram controlla un territorio più vasto di una grande regione italiana, include la foresta di Samibisa ed è vicino al Came- run e non lontano dal Ciad. Dopo alcuni interventi extraterrito- riali, inizia una vera guerra di eser- citi combattuata in quella frontiera quadrupla che è il lago Ciad: nel febbraio del 2015 i miliziani attac- cano per la prima volta Diffa, una città nel territorio del Niger, paese che fino a quel momento era ser- vito come base a cellule di terrori- sti e quindi risparmiato. Ciad, Ca- merun, Niger e pure Benin creano una coalizione militare contro Boko Haram. I villaggi sulle isole del lago Ciad sono più volte con- quistati e liberati. Solo in Niger sono decine di migliaia gli sfollati (cfr. MC ottobre 2015). Fedeltà al califfo Shekau cerca poi alleati interna- zionali. Il 7 marzo del 2015 pro- clama l’adesione al Daesh (Isis) e, soprattutto, la «sottomissione» di Boko Haram al Califfo Abu Bakr al Baghdadi, il quale pochi giorni dopo, tramite il portavoce Abu Muhammad al-Adnani lo ricono- sce ufficialmente come «espan- sione del Califfato in Africa Occi- dentale». Il passaggio è impor- tante: Boko Haram, fenomeno tutto nigeriano, con la sua pro- pria dinamica e regole, si sotto- mette al jihadismo mediorientale. Può essere un segno che i finan- ziamenti «interni» nigeriani si sono ridotti. Il controllo territoriale presto lo perderà. Nel maggio del 2015 viene eletto presidente della Ni- geria Mamadou Buhari, musul- mano del Nord, che succede a Goodluck Johnatan, cristiano del Sud. Il nuovo presidente cambia strategia: «Senz’altro Buhari, ha messo in campo un’offensiva mili- tare maggiore di quella che era stato in grado di fare Johnatan, e non tutto per colpa sua. Così ha strappato il territorio dal quale © AFP / Photo

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