Missioni Consolata - Ottobre 2016

curo il territorio da qualsiasi «cal- vizie» da disboscamento, e che in- vece devono essere confrontati con le ancora più sconcertanti ci- fre della deforestazione. Superando tutti i paesi africani, asiatici e dell’America Latina, la Papua Nuova Guinea è divenuta infatti il primo esportatore mon- diale di «taun». Conosciuto nella regione del Sud Est asiatico anche come ahabu, matoa, malugai, ka- sai, sibu, tava o truong , questo particolare tipo di legno tropicale simile al mogano risponde al nome scientifico di Pometia pin- nata ed è ricercato principal- mente, ma non solo, per le deco- razioni degli interni. Secondo uno studio pubblicato a febbraio dal think tank californiano Oakland In- stitute (oaklandinstitute.org ), solo nel 2014 dall’isola sono stati esportati quasi 4 milioni di metri cubi di legname, l’80 per cento PAPUA N. GUINEA 18 MC OTTOBRE 2016 della biodiversità di tutto il globo ma che da decenni è oggetto di un sistematico e violento sac- cheggio da parte di società stra- niere che commerciano in le- gname, il Redd+ non può essere considerato solo un programma di nicchia per biologi e addetti ai la- vori, quanto piuttosto uno stru- mento da mettere in funzione prima che sia troppo tardi. Vale a dire prima che si superi quella so- glia di non ritorno che porterebbe al definitivo collasso del terzo pol- mone verde più grande della terra, dopo la foresta amazzonica e quella che ricopre la parte meri- dionale del continente asiatico. Porre un freno alla deforesta- zione, però, è un’impresa tutt’al- tro che semplice in uno dei paesi tra i più poveri e arretrati del pia- neta, oggetto delle voraci brame dell’industria dei tronchi d’albero. Tremila alberi per abitante La Papua Nuova Guinea occupa metà della seconda isola più grande al mondo dopo la Groen- landia e diverse centinaia di pic- cole isole. Tre quarti dei suoi 462.840 chilometri quadrati sono coperti da foreste, in un chilome- tro quadrato delle quali crescono circa 70.000 alberi. Partendo da queste premesse è facile calcolare a spanne che il paese ospita più o meno 24,3 miliardi di alberi, 3.037 per ognuno dei suoi 8 milioni di abitanti. Numeri impressionanti, che sembrerebbero mettere al si- dei quali è finito sul mercato ci- nese. Il tutto senza che la disa- strata economia locale ne abbia tratto sostanziale giovamento. Il dossier, significativamente inti- tolato « The great timber heist » (La grande rapina del legno), sot- tolinea a questo proposito che at- tualmente circa un terzo del terri- torio coperto da foreste del paese è nelle mani di compagnie straniere, e che ogni anno l’isola perde oltre 100 milioni di dollari a causa dell’evasione fiscale perpe- trata da queste società. Attra- verso complessi sistemi di scatole cinesi e aziende controllate, spiega il documento, le imprese estere riescono a dichiarare prezzi di vendita del legname irri- sori, gonfiando parallelamente i costi dei materiali acquistati e ar- rivando in questo modo a dichia- rare profitti quasi nulli, e quindi non tassabili. L’Oakland Institute © Taro Taylor # In basso: il Tavurvur, uno stratovulcano nei pressi di Rabaul in Papua Nuova Guinea, nella provincia della Nuova Britannia Est. Pagina seguente : l’entrata del parlamento nella capitale Port Moresby.

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