Missioni Consolata - Ottobre 2016

ARMENIA S CHEDA O BC O SSERVATORIO B ALCANI E C AUCASO N ato nel 2000, con sede a Rove- reto (Trento), l’«Osservatorio Bal- cani e Caucaso» (Obc) si occupa dei paesi del Sud-Est europeo e di quelli appartenenti all’area post-sovietica. Segue in totale 26 stati attraverso 50 corrispondenti in loco, che vanno ad aggiungersi a giornalisti, ricercatori e studiosi. Q uesta è la decima puntata della collaborazione tra Obc e MC, dopo quelle su Transnistria (luglio 2014), Moldavia (ottobre 2014), Cece- nia (novembre 2014), Bielorussia (di- cembre 2014), Bulgaria (gennaio 2015), Turchia (luglio 2015), Ucraina (dicembre 2015), Kosovo (maggio 2016) e Nagorno Karabakh (agosto- settembre 2016). • www.balcanicaucaso.org • www.rivistamissioniconsolata.it della propria identità. Non è man- cato così chi ha parlato, in patria e altrove, di una «Silicon Valley» caucasica: software, applicazioni e videogame, tablet, smartphone e tecnologia militare (droni inclusi), tutti made in Armenia, sono gli in- gredienti del successo. Passando alla politica e alle istitu- zioni, a conclusione di questo ra- pido affresco del paese, l’Armenia può essere definita come uno de- gli esperimenti democratici più riusciti fra i paesi dell’ex Unione Sovietica. Nonostante tutti i limiti di uno stato non privo di alcuni tratti autoritari e piegato dalla cor- ruzione, vi si tengono libere ele- zioni e nel quarto di secolo della sua giovane storia si sono succe- duti al governo diversi partiti e uo- mini politici, con un’alternanza che ha permesso di sviluppare una certa libertà nei mass media e spazi di espressione e dissenso per la società civile. Forse la piaga più grande, a tal proposito, è rappre- sentata dal potere economico de- gli oligarchi, che rischia di stroz- zare, a suon di monopoli, le buone conquiste fatte negli ultimi anni in campo democratico. Il 24 aprile, data simbolo della storia armena Concludendo, non possiamo non tornare sulla questione del genoci- dio, con cui abbiamo aperto. Una questione su cui papa Francesco si è speso personalmente, nono- stante notevoli pressioni contrarie anche all’interno dello stesso Vati- cano. Una pagina di storia impor- tante, per gli armeni, ma anche qualcosa in più. Per compren- derlo, basta visitare il paese il 24 di aprile, data simbolo in cui si ri- corda il primo genocidio del XX se- colo. Decine di migliaia di armeni, provenienti da ogni parte del paese, ma anche dall’estero, mar- ciano fianco a fianco ogni anno per la durata di un giorno e una notte per prestare omaggio alle vittime di quella tragedia. Proprio fuori dal centro della capitale, su un colle chiamato Tsitsernakaberd («il forte delle rondini») si trova il memoriale del genocidio, fatto co- struire in epoca sovietica. Visitarlo significa comprendere come la storia per gli armeni non si limiti ai libri, alle targhe commemorative o a un calendario, ma sia parte della vita di ogni giorno, cibo quotidiano di questa gente. Qui, ai piedi del- l’Ararat, dove per la Bibbia la vita tornò dopo il diluvio, passato e presente, tradizione e futuro si compenetrano, facendo dell’Ar- menia un luogo unico. Simone Zoppellaro # Qui sopra: nel centro di Yerevan due uo- mini si sfidano a nardi, gioco da tavolo assai diffuso nel Caucaso e in Iran. Sotto : animali al pascolo lungo la strada che da Yerevan porta a Gyumri.

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