Missioni Consolata - Ottobre 2016

OTTOBRE 2016 MC 13 # Sopra: papa Francesco insieme al presi- dente armeno Sargsyan e al katholikos Karekin II, patriarca della Chiesa apo- stolica armena, in visita al memoriale del genocidio armeno a Yerevan lo scorso mese di giugno. | Pagina prece- dente : il museo statale della storia dell’Armenia in piazza della Repubblica (ex piazza Lenin) a Yerevan. ropa, con la conseguente, co- stante caduta demografica che af- fligge l’Armenia. Eppure, per chi lo conosce e ci ha vissuto, il paese non è privo di fascino e dolcezze, e anche di notevoli sorprese. Una cosa che va sottolineata su- bito - aspetto tipico di molti paesi dell’Asia, ma non sempre facile da comprendere da una prospettiva europea - è la grande disparità esi- stente fra la capitale, Yerevan, e il resto del paese. Una città, questa, che da sola assomma circa la metà della popolazione totale armena. Ma anche e soprattutto un luogo che fa da catalizzatore delle mi- gliori energie del paese. Così, negli ultimi anni, Yerevan è diventata una capitale moderna con una scena culturale assai vivace, con una gioventù aperta e cosmopo- lita che guarda sempre di più al- l’Europa come fonte di ispirazione. Povertà e monasteri Unesco Assai diversa è la situazione ap- pena ci si avventura fuori della ca- pitale. Paesaggi dolci e incontami- nati, dove la natura regna incon- trastata sulla sparuta presenza dell’uomo, visibile a volte solo dopo molti chilometri di viaggio. Nei villaggi e nelle cittadine l’esi- stenza è dura. Qui la povertà e il disagio sembrano regnare su tutto. Emblematico il caso di Gyumri, seconda città dell’Arme- nia, visitata anche da papa France- sco. Un centro urbano che ha su- bito un drastico tracollo demogra- fico, seguito al terremoto del 1988, quando tra la città e i terri- tori circostanti morirono circa 25.000 persone. Dei 222.000 abi- tanti registrati nel censimento so- vietico del 1984, oggi ne restano poco più di 120.000. Una perdita costante che non ha avuto fine neanche in anni più recenti. Un tempo centro industriale dell’Urss, oggi vive in larga parte dei soldi mandati dai parenti emigrati ai suoi abitanti e sui proventi - deri- vanti perlopiù da piccolo commer- cio - connessi alla base militare russa che vi si trova. Oltre ai paesaggi suggestivi e sem- pre diversi, ciò che colpisce di più la fantasia del viaggiatore sono senza dubbio i monasteri medie- vali di cui questa terra è dissemi- nata. Fra i tanti, ricordiamo al- meno il monastero di Geghard, che prende il suo nome dalla reli- quia della lancia («geghard», ap- punto, in lingua armena) che tra- fisse il Cristo al costato. Secondo la tradizione, a farla arrivare in Ar- menia sarebbe stato l’apostolo Taddeo, il primo a portare la lieta novella del Vangelo fra gli armeni. Scavato nella roccia, il monastero è situato nella valle del fiume Azat, che scorre subito accanto al mo- numento. Inclusi nella lista Unesco dei patrimoni dell’umanità - al pari di Geghard - sono altri due gioielli dell’architettura armena, ubicati nel Nord del paese. Ci riferiamo ai monasteri di Haghpat e Sanahin, sommi esempi di un connubio per- fettamente compiuto fra arte e natura, ma anche di che cosa rap- presenti la spiritualità armena. Ciò che stupisce di più, infatti, di que- sti edifici religiosi, è l’estrema so- brietà degli interni e degli arredi. Niente di più diverso, per inten- derci, da una chiesa barocca vene- ziana. Pareti spesse e solide, con- cepite per resistere ai terremoti che da secoli colpiscono questa terra, giochi minimali di luci ed ombre, dipinti quasi assenti, spazi ridotti e sobri, privi di qualsivoglia forma di ricchezza e ostentazione. Al centro di tutto, il simbolo della croce, ripetuto in maniera quasi ossessiva in mille varianti sulle pa- reti e sulle pietre disseminate in questa antica terra. L’ultimo dei siti Unesco del paese, la Cattedrale di Echmiadzin, in- clusa nel registro insieme al sito archeologico di Zvartnots. Si tratta del centro religioso e spirituale del paese, una sorta di Vaticano ar- meno, situato a pochi chilometri da Yerevan e visitato fra l’altro da papa Francesco a giugno e da Gio- vanni Paolo II nel 2001. Qui a Ech-

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