Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2016

80 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2016 I Perdenti Quando i Romani, completata la rampa, misero piede sul pianoro di Masada, furono presi da grande stupore nel vedere che non incontra- vano alcuna resistenza e il luogo era completa- mente deserto. I Romani, mettendo piede sulla piana della fortezza, rimasero sorpresi dal silenzio e dall’assoluta man- canza di ogni tipo di resistenza. Infatti non c’era più alcuno che potesse combattere contro di loro per- ché gli assediati, pur di non arrendersi, avevano compiuto quello che il mondo ebraico non conside- rava per nulla un atto di valore, cioè il suicidio. Come fecero i Romani a capire cosa era suc- cesso? I Romani, trovandosi di fronte a un luogo apparen- temente abbandonato e con le case e i magazzini in fiamme, alzarono alte grida per vedere se si faceva vivo qualcuno. Le loro urla furono udite dalle uniche due donne superstiti che, uscite dal loro nascondi- glio, raccontarono ai Romani tutti i particolari del- l’accaduto. Poi cosa successe? Increduli dinnanzi al racconto delle donne, i Romani cercarono di domare gli incendi appiccati ovunque, ma quando entrarono nel palazzo reale e videro sul pavimento una distesa di cadaveri non provarono # Pagina precedente : veduta dello sperone di montagna su cui fu costruita la fortezza di Masada. | Qui sotto : tracce del campo principale della X Legio Fretensis che al comando del generale Lucio Flavio Silva aveva circondato tutta la montagna su cui la fortezza era costruita. | Pagina accanto : veduta aerea della fortezza di Masada. A destra è ben visibile la rampa costruita dai Romani. Il muro di cinta che circondava tutta la montagna e il campo dei soldati romani si intravedono a destra dell’immagine. © Benedetto Bellesi Perciò occorreva conquistare Masada in altro modo? Il sentiero (detto «del serpente») che portava alla fortezza, lungo più di 5 km, era facilmente difendi- bile perché non consentiva a due persone di cammi- nare appaiate. Era così stretto e tortuoso che anche se si fossero lanciati centinaia di soldati all’attacco, poteva essere difeso senza difficoltà da pochi uo- mini. I Romani non erano certamente gente da ar- rendersi, per cui progettarono di costruire una rampa che dalla piana arrivasse all’altezza del costone più basso di Masada, rampa sulla quale si sarebbero lanciati per conquistare la sommità della fortezza. Le cose andarono proprio così. In poco più di un mese, grazie al lavoro continuativo di migliaia di schiavi, l’enorme rampa venne portata fin quasi a raggiungere le mura. Su di essa costruirono poi una enorme torre tutta ricoperta di ferro e munita di ca- tapulte, con le quali cominciarono a demolire le mura e «bombardare» i difensori. Gli Zelori e i Sicari, vedendo il progresso ineso- rabile della potente macchina da guerra ro- mana, quando anche la torre fu completata e una breccia fu fatta nelle mura, consci di non avere alcuna possibilità di vittoria di fronte alla schiacciante superiorità numerica degli avver- sari, la notte prima dell’assalto finale decisero di ricorrere a un’estrema soluzione piuttosto che arrendersi. La decisione presa era terribile in quanto gli uomini, disubbidendo alle Sacre Scritture, decisero ognuno di passare a fil di spada i propri familiari, comin- ciando dalle mogli per poi sacrificare i figli e per ul- timi i più piccoli. E tra di loro come si sono comportati? Estraendo a sorte, un ebreo avrebbe ucciso con la spada dieci suoi compagni fino a quando ne sarebbe rimasto solo uno e questi si sarebbe suicidato.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=