Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2016

AGOSTO-SETTEMBRE 2016 MC 79 di Mario Bandera 4 chiacchiere con «i Perdenti» 17. ELEAZAR BEN YAIR, EROE DI MASADA Masada è il nome di uno sperone roccioso al cui culmine c’è un ampio pianoro che si innalza a quasi 400 metri sul livello della costa Sud Ovest del Mar Morto nello scenario arido e selvaggio tipico di quella zona. Masada, nei secoli prima di Cristo, era utilizzata come una roccaforte difen- siva, ma fu Erode il Grande a farne una fortezza militare di prim’ordine. La sua superficie pianeg- giante, ampia una decina di ettari, fu munita lungo tutto il suo perimetro di una doppia cinta di mura e a intervalli regolari furono ricavati circa un centinaio di depositi che, oltre ad arsenale e magazzini per ogni evenienza, servivano anche da abitazione per gli occupanti del luogo. Furono costruiti anche una sinagoga, grandi ripostigli, laboratori e numerose cisterne per la rac- colta dell’acqua piovana. In questa località che aveva tutti i presupposti per resistere ad un lungo assedio, si consumò nell’anno 74 la tragedia finale delle guerre giudaiche; di questo fatto parliamo con il comandante della fortezza di Masada, Eleazar Ben Yair. Il racconto della tragedia di Masada ci è giunto at- traverso gli scritti dello storico giudaico Giuseppe Flavio, un ebreo che simpatizzava per i romani fino a diventare lo scrivano della famiglia Flavia. Egli descrive il dramma che coinvolse Masada 5 o 6 anni dopo i fatti narrati. Anche se la sua narrazione è un po’ troppo di parte, c’è da dire che i fatti che espone corrispondono abba- stanza a ciò che successe realmente. Per far capire bene l’intera vicenda, puoi narrare come si svolsero i fatti? Dopo la caduta di Gerusalemme, nel 70, un gruppo di giudei, appartenenti in particolare alle due sette più bellicose, quella dei «Sicari» e quella degli «Zeloti», che non volevano assolutamente arrendersi ai Romani, si ri- fugiarono a Masada e su quello sperone roccioso si or- ganizzarono per resistere per lungo tempo all’assedio dei Romani. Giuseppe Flavio narra come il generale romano Flavio Silva ponendo l’assedio a Masada, circondò alla base la roccaforte con un muro che la racchiu- deva tutta, creando otto accampamenti con i 7000 legionari che aveva a disposizione. Coloro che si erano rifugiati a Masada potevano resi- stere per un tempo indeterminato, perché il luogo aveva un solo stretto accesso, avevano a disposizione l’acqua piovana che veniva raccolta con grande cura nelle numerose cisterne, dalla terra ricavavano verdura e cereali che insieme a qualche animale domestico dava il necessario per vivere, per cui l’assedio non li avrebbe mai costretti ad arrendersi per fame o sete.

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