Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2016

Lo stesso vale per le classificazioni basate sul reddito o sulla soglia di povertà estrema, fissata a 1,90 dollari al giorno: che senso ha, si chiedono i due funzionari della Banca Mondiale, che il Malawi e il Messico si trovino nella stessa ca- tegoria quando il primo ha un red- dito nazionale lordo pro capite di 250 dollari e il secondo di 9.860? O considerando che a vivere con meno di un dollaro e novanta cen- tesimi al giorno sia in Malawi il settanta per cento della popola- zione e in Messico meno del tre per cento? Gli antenati: c’era una volta il Terzo Mondo «Terzo Mondo» è un’espressione coniata dall’economista francese Alfred Sauvy in un articolo dell’a- gosto 1952 quando, sulla rivista L’Observateur , scriveva: «Par- liamo spesso dei due mondi pro- tagonisti, della loro guerra possi- bile, della loro coesistenza, di- menticando troppo sovente che ne esiste un terzo, il più impor- tante, il primo in ordine cronolo- gico. È l’insieme di quelli che chia- miamo, con lo stile delle Nazioni Unite, i paesi sottosviluppati». Per «due mondi» si intendeva da della World Bank nel dicembre del 2015: «L’essere umano ha una na- turale tendenza a fare delle cate- gorie - scrivevano - ma la classifi- cazione è un’arte, non una scienza esatta». I due funzionari citavano Hans Rosling, medico, statistico e accademico svedese, che in una conferenza del giugno 2015 aveva detto: «Ho un nuovo nome per il mondo in via di sviluppo: io lo chiamo “il mondo”. È il posto dove vivono sei su sette miliardi di persone, perciò il mondo in via di sviluppo è la stragrande maggio- ranza». I limiti della categoria, insistevano i due autori, emergono chiara- mente quando si guarda ad esem- pio ai tassi di mortalità infantile e di fecondità, considerati come in- dicativi del benessere comples- sivo di un paese. Negli anni Ses- santa questi due indicatori ebbero un ruolo importante nel definire le due grandi categorie: i paesi sviluppati erano quelli dove il tasso di fecondità e quello di mor- talità infantile erano più bassi mentre i paesi in via di sviluppo, presentavano i valori più elevati. Oggi, con l’eccezione di pochi paesi, mortalità infantile e fecon- dità sono diminuite ovunque. Cooperando… 68 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2016 una parte il gruppo di paesi e loro satelliti del blocco capitalista occi- dentale e dall’altra quelli del blocco comunista sovietico. Nei fatti, però, l’espressione «Terzo Mondo» finì per sottintendere e avallare soprattutto l’idea che una buona parte del pianeta fosse poco più di uno sfondo per la con- trapposizione Usa-Urss; inoltre, dal momento che i paesi di questo gruppo erano per la maggioranza poveri, «Terzo Mondo» divenne sinonimo di povertà prima che di non-allineamento alle due super- potenze. Nel 2003, in un’intervi- sta a L’Express , l’autore stesso sottolineava il malinteso: «Per noi», spiegava l’economista fran- cese, «non si trattava di definire un terzo insieme di nazioni […]; era piuttosto un riferimento al Terzo Stato dell’Ancien Régime, a quella parte della società che si ri- fiutava di “essere niente”, come recitava il pamphlet dell’abate Sieyès. La nozione designa dun- que la rivendicazione delle nazioni terze che vogliono entrare nella storia». Questa idea, proseguiva Sauvy, aveva però conosciuto una lunga eclissi e sembrava essere in ripresa con l’emergere, fra la fine del secolo scorso e l’inizio di que- # Immagini di Nairobi, da una parte il degrado di uno slum in cui vivono migliaia di umili lavoratori/schiavi, dall’altra l’immagine scintillante di una città in continuo (caotico) sviluppo e grandi ricchezze in mano di pochi. © AfMC / Gigi Anataloni

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