Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2016
46 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2016 L e parole scritte da Gibran nel suo famoso li- bro «Il Profeta» ci aiutano a comprendere meglio la relazione fra integrazione e matri- monio: «Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre. Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni. E insieme nella silenziosa memoria di dio. Ma vi sia spazio nella vostra unione, E tra voi danzino i venti dei cieli. Amatevi l’un l’altro, ma non fatene una prigione d’amore: Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime. Riempitevi l’un l’altro le coppe, ma non bevete da un’unica coppa. Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane. Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo, Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale. Donatevi il cuore, ma l’uno non sia di rifugio all’altro, Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori. E siate uniti, ma non troppo vicini; Le colonne del tempio si ergono distanti, E la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro». È chiaro che l’integrazione è un cammino di amore che non soffoca, di condivisione che non mescola, di rispetto che non schiaccia, di accetta- zione che non pretende che una parte si annulli per essere accolta dall’altra. È lo stesso per il tab- boulé ! A questo punto non ponetevi altre domande. Lasciatevi portare dall’armonia dei gusti e dei colori di questo piatto e abbandonatevi nell’oceano dell’umanità racchiusa in ognuno dei suoi ingredienti. Umanità che svela l’origine di ogni ingrediente, di ogni terra lavorata dalle per- sone, di ogni fatica sudata per preparare il neces- sario e renderlo disponibile per il piacere dei vo- stri sensi e palati. È la stessa umanità che ci circonda ogni giorno, di pelle bianca o nera, di una religione o di un’altra. Questa umanità che si esprime attraverso lin- guaggi che a noi possono essere sconosciuti e che emette suoni che non riusciamo a decifrare… E ciò che meraviglia è la verità che dentro e dietro ogni ingrediente che compone il tabboulé si na- sconde un territorio che magari conosciamo per- ché gli ingredienti sono stati coltivati a casa no- stra, lavorati e preparati da mani straniere per of- frirci un piatto che riteniamo esotico! Buon appetito e buona integrazione. Lydia Keklikian Pagine precedenti : il santuario di Nostra Signora del Libano, vi- cino a Beirut, dove sia Cristiani che Musulmani si recano a ono- rare la Madre di Gesù. | Uno dei famosi cedri del Libano. | Sotto : la citta di Bsharre in inverno. Bsharre è la città natale del poeta e pittore Kalil Gibran (1883-1931), che l’autrice cita nel suo rac- conto. | A destra : un piatto di kebbeh , ricordato nel prossimo racconto. © Hassaan Malik
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