Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2016

che cercano pace, armonia e dialogo. In tal modo si valorizzerebbe il principio della dignità umana e renderebbe tutti capaci di farcela. L’integrazione non prevede la scomparsa di un gruppo nell’altro, non tollera la disparità, non ap- poggia le ingiustizie e non si alimenta di pregiu- dizi e di disprezzo. L’integrazione gioisce quando ci si completa nel- l’incontro, quando ognuno mantiene la sua speci- ficità e la sua ricchezza culturale, e gode quando vede tutte queste diversità camminare insieme nelle stesse strade della città. P er il tabboulé il percorso è analogo. Nella ter- rina predisposta per mescolare gli ingre- dienti, si prepara il grano, si aggiunge il prez- zemolo tritato, il pomodoro e la cipolla, distri- buendo a forma di cerchio ogni ingrediente uno sopra l’altro. Si versa il succo di limone seguendo sempre la forma circolare, l’olio d’oliva e la scorza di limone grattugiata. Si mescola con un cucchiaio grande, con delicatezza e cura come se si stesse accarezzando il viso di un neonato, facendo atten- zione a non schiacciare gli ingredienti, rispet- tando la singolarità di ogni ingrediente. Nell’integrazione bisogna stare attenti a non so- praffare l’altra persona, a non prevaricare l’anima dell’altro e a non svalutarne la ricchezza nel nome di un bene comune. Ciò vale sia per la parte italiana sia per quella straniera. Nell’integrazione non c’è una parte de- bole e una forte. Non ci sono persone capaci e per- sone disabili. Tutte le componenti del progetto sono diversamente abili e diversamente capaci. Bisogna cercare di far emergere le capacità di ognuno e di lavorare sugli aspetti che presentano punti deboli. da un quartiere all’altro. Se sono convinta che nel mio quartiere si trovano persone provenienti da luoghi diversi e incontro alcune di queste che con- dividono lo stesso interesse per il quartiere, sarà nostra responsabilità renderlo più vivibile. In tal senso, non posso più scaricare su altri il fatto che queste persone si chiudano nelle proprie case o nel proprio gruppo senza avere il coraggio di guardare in faccia i problemi esistenti e di impe- gnarsi per affrontarli. P er riuscire a preparare il tabboulé non basta conoscere la ricetta, essere capaci di lavare o tagliare il prezzemolo, spezzettare la ci- polla e spremere il limone. Ci vuole attenzione quando si pulisce il prezze- molo, si lava e si taglia. Il prezzemolo deve essere tritato a mano, né troppo grande altrimenti le persone rischiano di strozzarsi, né troppo piccolo perché si rischia di ridurlo in brodaglia. Dopo, lo si deve lasciare a parte mentre si prepara il resto. La menta fresca deve essere lavata e asciugata, tritata al momento opportuno, altrimenti diventa nera e da buttare via. Il pomodoro deve essere tri- tato nella dimensione giusta per poter essere mangiato con facilità, facendo attenzione a non schiacciarlo durante la tritatura perché si rischia di ridurlo in succo di pomodoro. Una parte del li- mone deve essere spremuta e il restante lasciato intero del quale si ricava la scorza grattugiata. La cipolla tritata deve essere condita, prima di mescolarla con gli altri ingredienti, con sale e pepe per far esaltare il sapore e renderlo meno sgradevole al tempo stesso. L’integrazione deve seguire la stessa procedura, ma con ingredienti diversi. Ci deve essere la stessa cura e amore. Deve anche risultare come il lavoro congiunto di diverse per- sone desiderose di presentare a chi la mangia una pietanza appeti- tosa che soddisfa le aspettative di tutti; deve esaltare il valore di ogni persona umana e saziare coloro DOSSIER MC LINGUA MADRE AGOSTO-SETTEMBRE 2016 MC 45

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