Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2016

MC RUBRICHE c Uriosità e dimissioni . dopo l’antipapa giovanni XXiii, per cinque secoli, nessun nuovo papa assunse quel nome, come se fosse un nome male- detto. Fu il patriarca di Venezia, angelo giuseppe roncalli, che, eletto papa (28 ottobre 1958), da fine storico, non si lasciò im- pressionare, ma decise di assumere il nome di giovanni XXiii, ponendo fine definitivamente alla discussione sugli antipapi. eletto come papa di transizione per fare decantare il lungo e ingombrante pontificato di Pio Xii, roncalli smentì le attese di tutti e, volando alto sulle ali dello spirito, diede inizio al conci- lio Vaticano ii che cambiò il volto e il cuore della chiesa. nella serie dei papi, gregorio Xii (angelo correr), fu il settimo papa ad avere rinunciato o ad essere stato costretto a rinun- ciare. Prima di lui rinunciarono clemente i, Ponziano, silverio, Benedetto iX, gregorio Vi e, ultimo e più famoso tra tutti, cele- stino V, predecessore di Bonifacio Viii. dopo di lui, si ebbe solo la linea ufficiale e legittima dei papi di roma e occorrerà aspet- tare 598 anni per vedere un papa rassegnare le dimissioni, questa volta non costretto da altri, ma liberamente per sua scelta, come fece Benedetto XVi, al secolo Joseph ratzinger. Clero alla berlina Il giubileo del 1423, il primo di una chiesa riunita dopo lo scisma, porta un flusso straordinario di pel- legrini a Roma da fare dire ai cronisti dell’epoca che Roma viene invasa «da sterco, sporcizia e pidoc- chi», conditi da una forte speculazione, se è vero che il papa emana un editto con cui vieta di far pa- gare più di 25 fiorini per la pigione nel quartiere di Parione «in occasione del giubileo oppure di un concilio celebrato a Roma o in occasione dell’arrivo dell’imperatore». In questo giubileo per la prima volta si apre «una porta santa» al Laterano (per la cronaca questa porta non è mai stata identificata), come varco apposito per il passaggio dei pellegrini. Finito l’anno santo, esso viene murato con dentro un bricco d’oro (a futura memoria). La mancata riforma della Chiesa, voluta dal concilio di Costanza e non riuscita, specialmente quella atti- nente il clero che aveva una vita morale indecente, oltre alla sporcizia e ai pidocchi, alimentò un senti- mento anticlericale e uno scollamento profondo tra popolo e clero. Della decadenza del clero si occupò anche la letteratura: le «Trecento novelle» di Franco Sacchetti (+ 1400ca.) portano al parossismo l’immoralità del clero e del mondo religioso. In forma più contenuta, questa feroce satira era stata iniziata una cinquantina di anni prima da Boccaccio con il «Decameron». Se per i pellegrini del popolo, per lo più sentimen- tali e analfabeti, i giubilei erano l’occasione per fare incetta d’indulgenze allo scopo di evitare l’inferno dopo la morte, per il clero e le istituzioni, essi erano anche un grande fattore economico perché porta- vano a Roma un grande flusso di denaro e si sa bene che dove c’è la carogna i corvi abbondano. Il popolo di Dio, in ogni tempo, sarà pure ignorante, ma ha fiuto e giudica quello che vede e valuta com- portamenti e atteggiamenti, e quasi sempre non sbaglia. Facendo le debite proporzioni, si può appli- care qui il principio teologico tanto caro a Papa Francesco: «L’insieme dei fedeli è infallibile nel cre- dere, e manifesta questa sua infallibilitas in cre- dendo mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo che cammina» (Antonio Spadaro, S.I., a cura di, «Intervista a Papa Francesco», in La Civiltà Cattolica, n. 3918 [15 settembre 2013], 459). Il popolo dei giubilei, è un popolo caricato dai preti con mille paure, ma anche un popolo semplice, di una elementare religiosità, capace di distinguere il messaggio dagli strumenti inadeguati. U na testimonianza agghiacciante . «L’umanista Poggio Bracciolini, inorridito delle devianze morali del clero romano, scrisse al cardinale giuliano cesarini (+1444) che lo esortava a prendere gli ordini sacri: “non voglio divenire sacerdote, non voglio benefici; ne vidi già moltissimi, che rite- nevo uomini buoni… divenire, dopo aver assunto il sacerdozio, avari, non più dediti alla virtù, ma all’inerzia, all’ozio, al pia- cere. timoroso che qualcosa del genere accada anche a me, ho deciso di concludere lontano dal vostro ordine ciò che mi ri- mane di vita terrena; vedo chiaro infatti, dalla tonsura dei sa- cerdoti che non sono solo i capelli a venir loro rasi ma anche la coscienza e la virtù”. Poggio Bracciolini era un intellettuale laico» (mezzadri, 79). Reliquie a gogò e fanatismo Papa Martino V favorì il culto delle reliquie che fece esporre in tutte le chiese come mezzo per alimentare il desiderio del popolo per una chiesa più spirituale, scavalcando così il clero che, forse, lo stesso papa considerava un impedimento e quasi mettendosi di- rettamente in contatto con la chiesa dei semplici. Questo processo di spiritualizzazione culminò nel 1430, sette anni dopo il giubileo, quando la pietà po- polare trovò una grande spinta nella traslazione a Roma delle reliquie di santa Monica, madre di sant’A-

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