Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2016

Incontro con Pablo Fajardo Mendoza L’avvocato che piegò il gigante Nato da due contadini analfabeti, quinto di dieci figli, aiutato negli studi dai missionari cap- puccini, Pablo Fajardo è l’avvocato che hamesso alle corde la Chevron. Contro di lui lamultina- zionale petrolifera statunitense ha usato e sta usando ogni mezzo. Legale e illegale. N ueva Loja (Lago Agrio). Arriva al parco cittadino, luogo dell’appuntamento, in bici- cletta. Corporatura minuta, occhiaie su un viso affilato, capelli corti e pizzetto, indossa un cappello a falde larghe. Lui si chiama Pablo Fajardo, avvocato di 44 anni con alle spalle una storia da romanzo. Nasce in una famiglia contadina di umilissime origini, quinto di dieci figli. Dalla costa la famiglia Fajardo si trasferisce in Amazzonia, a Shushufindi, sulla scia del boom petrolifero. Fin da giovanissimo Pablo si impe- gna in difesa dei diritti delle comunità campesine e in- digene prima con un proprio gruppo giovanile, poi con il Frente de defensa de la Amazonía (Fda). Capi- sce che, per ottenere risultati migliori, deve raffor- zare la preparazione giuridica. Con l’aiuto dei missio- nari cappuccini, inizia a studiare diritto. Nel 2004, a 32 anni, ottiene il titolo di avvocato e l’anno seguente diventa il rappresentante principale di Udapt, l’asso- ciazione che raggruppa le vittime di Texaco. Ben pre- sto la sua competenza e tenacia lo fanno conoscere. Nel 2007 la Cnn, la nota emittente televisiva statuni- tense, lo premia come «Eroe dell’anno». Nel 2008, as- sieme a Luis Yanza (uno dei fondatori di Fda), riceve il prestigioso Premio Goldman, una sorta di Nobel dell’ambiente. Oggi Pablo Fajardo, padre di quattro figli, è probabil- mente il più famoso avvocato ecuadoriano, certa- mente il più conosciuto all’estero. Non incidente, ma scelta Per iniziare, chiediamo a Pablo di presentarsi: «Sono un abitante dell’Amazzonia ecuadoriana da 30 anni. Sono anche un avvocato. Negli ultimi 22 anni ho lavo- rato assieme a 30.000 indigeni e campesinos di que- sta parte del paese nel giudizio contro la Chevron Corporation, un tempo Texaco. È una causa emble- matica perché tutte queste persone stanno lottando contro una delle compagnie petrolifere più forti al mondo». L’avvocato di Udapt parte da un’accusa molto pe- sante: «Al contrario di altri disastri ambientali nel mondo - Deepwater-BP nel Golfo del Messico, Exxon Valdez in Alaska, Erika-Total in Bretagna -, il caso di Chevron in Ecuador non è stato un incidente. È stata un’operazione sistematica dell’impresa Texaco con l’obiettivo specifico di aumentare i suoi guadagni at- traverso una diminuzione dei suoi costi. Per questo suo comportamento intenzionale essa ha causato il più grande disastro ambientale e culturale dell’Amaz- zonia ecuadoriana e uno dei maggiori al mondo». Le cifre del disastro sono impressionanti: milioni di li- tri di acqua tossica versata nei fiumi, un migliaio di pi- scine di rifiuti abbandonati nella foresta, milioni di metri cubici di gas rilasciati nell’aria, 1.500 chilometri di strade ricoperte con petrolio. «Nei due primi anni di attività di Texaco - spiega l’avvocato - scomparvero due popoli nativi. Mi riferisco al popolo Tetete e al po- polo Sansahuari. Altri quattro sono stati messi seria- mente in pericolo. In tutto il mondo c’è il cancro, ma qui c’è un eccesso di casi. Vari studi parlano di un 150% in più rispetto al resto dell’Ecuador. Lo stesso dicasi per gli aborti spontanei, la leucemia, le patolo- gie della pelle». Pablo parla con grande partecipazione emotiva. Scandisce le parole, i dati, le situazioni. Muove le mani davanti alla nostra telecamera, quasi per incul- carci meglio le sue parole. La sua è una sorta di ap- ECUADOR

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