Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2016
24 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2016 CINEMA giovane uomo di ritorno a Dakar dall’America in cui avrebbe po- tuto avere un futuro certo, pur sano nel fisico, sente di essere giunto all’ultimo dei suoi giorni, e lo sanno anche amici, conoscenti e persino le autorità locali che in municipio gli confezionano una festa d’addio. Satchè, il protagoni- sta, viene salutato dai familiari ra- dunati nel patio di casa tra la- crime e preghiere, gli amici lo av- volgono del loro affetto mentre percorre le vie della sua infanzia. Lo zio, che celebra funerali, lo di- spone sulla terra compiendo le stesse operazioni che farà sul suo cadavere. Il suo primo amore lo scaccia rimproverandogli l’abban- dono, così come la moglie prima lo respinge perché non può accet- tare la cruda realtà, e poi lo acco- glie nel suo letto. Un’altra parabola su aspettative, ritorni e speranze deluse è «Teza», coproduzione franco tedesca ed etiope. Anberber, studente etiope di belle speranze si laurea medico in Germania, ha la fidanzata tede- sca, così come l’ha il suo amico Te- sfaye. Quando Menghistu prende il potere, i due uomini, impegnati politicamente a sinistra, salutano il nuovo regime marxista come il rin- novamento tanto auspicato e tor- nano in patria, dove saranno cla- morosamente delusi dal corso de- gli eventi. Tesfaye, che per gli ideali ha abbandonato in Europa anche il figlio, perderà la vita col- pito dal repressivo regime, e An- berber si salverà attraverso l’a- more per una donna ripudiata dalle regole della tradizione e per il suo dedicarsi all’insegnamento nei villaggi restituendo ai locali il sapere che lui aveva avuto il privi- legio di acquisire. L’Africa è dunque oggi scenario per rappresentare i luoghi dove agiscono gli individui, non più eso- tico sfondo. Ci sono villaggi da cui ci si sposta per andare a vivere in città o a cercare fortuna in Europa e in Usa, toccando i temi del viag- gio come riscatto, ma anche come raggiungimento di una meta non sempre soddisfacente, piena di trappole, imprevisti, desideri non avverati che fanno talvolta rim- piangere, idealizzandola, la prote- zione della casa d’origine irrime- diabilmente perduta. Un cinema finalmente maturo capace di ri- servarci molte piacevoli sorprese. Mario Ghirardi* strumenti didattici per l’educa- zione all’immagine e per l’approc- cio interculturale». Insomma un insieme di buone in- tenzioni e pratiche che si sono materializzate strada facendo an- che in tante altre città e che fiori- scono ogni anno soprattutto tra la fine primavera e l’estate. A Torino nel maggio scorso si è parlato di migranti con la rassegna voluta dal Csa, Centro piemontese di Studi africani, intitolata la «Dia- spora dei giorni nostri», con la proiezione di quattro film che rac- contano di identità perdute, no- stalgia, ma anche di opportunità per un riscatto, dei registi Alain Gomis, Haile Gerima, Ahmed El Maanouni, Pocas Pascoal. E da Torino a fine maggio scorso è an- che partita un’importante rasse- gna itinerante con 20 tappe in otto regioni per presentare 20 ti- toli tra lungometraggi e cortome- traggi, forniti dal catalogo Coe, l’unico in Italia esclusivamente dedicato a film realizzati da registi provenienti dai tre continenti, se- lezionati o premiati proprio al fe- stival milanese. La rassegna si chiama «Sconfinamenti. Le cul- ture si incontrano al cinema» ed è organizzata da Engim Internazio- nale Piemonte in collaborazione con Pianeta Africa. Due esempi Nella pellicola di Gomis, «Tey, aujourd’hui», coproduzione franco senegalese del 2012, un # Sopra : locandine di film al Fespaco 2009 sulla porta del Cinema Neerwaya. Tra le altre «Teza» di Haile Gerima. # A fianco : spettatrici al Fespaco 2009, durante la premiazione finale dei film. * Giornalista ed editore con esperienza trentennale nel campo dell’informazione locale. Ha partecipato a progetti di coo- perazione in Sahel. Attualmente è do- cente di corsi di formazione universitaria in criminologia.
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