Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2016
22 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2016 all’Oscar 2015 per il miglior film straniero, «dramma poetico e struggente con cui Sissako mostra come il jihad porti dolore e lutto in terre che vorrebbero solo vi- vere in pace. Il regista rappre- senta una comunità di islamici moderati forse un po’ idealizzata e facile da amare. Pur nella tragi- cità delle situazioni, riesce a co- niugare realismo e lirismo, non negandosi neppure un’inaspet- tata vena di humour che ricorda il cinema del regista palestinese Elia Suleiman. Si apprezza soprattutto l’appassionata difesa delle donne, prime vittime dell’integralismo». Sono parole scritte da Roberto Nepoti su La Repubblica , nel feb- braio 2015, quando il film ap- prodò sugli schermi italiani. «Roba da matti. Questo filmino di un regista mauritano, dal nome impossibile, corre all’Oscar per il miglior film straniero. Nobili gli in- tenti, mortale la noia» fu, negli stessi giorni, il commento di Mas- simo Bertarelli su Il Giornale . Certo la noia può fare capolino, se si giudica questa pellicola con gli stessi criteri di un «cinepanet- tone» (peraltro anche quest’ul- timo ne può provocare altret- tanta) e se non si conoscono i ritmi di vita di un mondo dove si- lenzi, spazi e tempi sono dilatati al massimo rispetto a quelli cui siamo abituati noi europei. In Africa l’impatto del film è stato forte: il regista Abderrahmane Sis- sako è stato consulente del pre- mier della Mauritania Mohamed Ould Abdel Aziz e per questo è stato accusato di parlare dei cri- mini del Califfato in Mali, anziché riversare il suo sdegno politico sulla schiavitù ancora praticata proprio in Mauritania da un re- gime giudicato corrotto e repres- sivo dall’autorevole sito «Monda- frique.com ». Intanto però i nume- rosi premi internazionali conqui- stati da «Timbuktu», tra cui sette César , gli Oscar francesi, hanno portato il cinema dell’intero conti- nente alla ribalta mondiale. In- tanto, al successivo Fespaco di Ouagadougou, nel 2015 non si vo- leva ammettere il film al festival stesso, proprio per la paura di di- videre anziché unire. E invece Timbuktu vi ha vinto pure due premi (miglior arredamento e mi- gliore musica). Il festival Già, Fespaco ancora una volta alla ribalta, perché se finalmente si parla con ottimismo di cinema africano lo si deve soprattutto a questa rassegna del cinema pana- fricano che tiene banco ogni due anni nella capitale del Burkina Faso, dal 1969, e che nel prossimo 2017 affronterà la sua 25° edi- zione. Obiettivo: «Far capire agli africani di non cercare altrove ciò che hanno già», ovvero quel patri- monio culturale millenario che va oggi espresso secondo nuove re- gole. Lo affermò il senegalese Sembène Ousmane, lo scomparso decano dei cineasti africani, pre- senza fissa di quel festival che da 40 anni ormai proietta a ogni edi- zione centinaia di film e documen- tari nel centro della capitale, in periferia, in zone rurali, nelle scuole e nelle arene all’aperto sempre affollate da burkinabè e da stranieri. Il festival è un momento impor- tantissimo di incontro anche per gli addetti ai lavori che ne appro- fittano per fare sfoggio di abiti ec- centrici a rimarcare diversità e analogie tra produzioni che hanno avuto la loro culla nel Sahel, tra Senegal e Burkina Faso, e che an- cora oggi distinguono la loro cine- matografia da quella del Magh- reb, pur tutte francofone, a quelle anglofone di Sudafrica ed Etiopia, e lusofona dell’Angola. Prima di questa nuova vitalità il cinema africano affrontò (e subì) le pro- duzioni di stampo coloniale e poi etnografico, sino a darsi un’iden- tità con un film da tutti i critici or- mai riconosciuto come modello di nuove consapevolezze, quell’« Afrique sur Seine », fatto da africani per africani, che nel 1955, come si intuisce dal titolo, con una pur incerta qualità raccontò la vita dei neri esiliati a Parigi. Gli anni ’70 portarono poi nel cinema subsahariano, concepito soprat- tutto in Senegal, occasioni di cre- scita complessiva di mentalità e di rinnovo nell’estetica e nella narra- zione, tanto che nei successivi anni ’80 si videro nelle sale generi CINEMA # Pagina precedente : ingresso di attori e registi al Cinema Burkina a Ouagadou- gou, durante un Fespaco ( Festival Pana- fricain du Cinéma de Ouagadougou ). # A fianco: il Cinema Oubri, antica sala all’aperto in centro a Ouagadougou. # A destra: il regista mauritano Abderrahmane Sissako, nel 2009. # In basso: il palazzo del Fespaco a Ouagadougou.
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