Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2016

AGOSTO-SETTEMBRE 206 MC 19 MC ARTICOLI alcune case di chiara impronta islamica. La cittadina di Shushi - situata su un’altura da cui le truppe azere bombardavano notte e giorno Stepanakert - fu al centro della battaglia più impor- tante della guerra del Nagorno- Karabakh. La sua presa nel 1992 da parte degli armeni rappre- sentò una svolta del conflitto, e tutti qui ancora la ricordano con emozione. Prima dell’entrata nella città, provenendo dalla capi- tale, un carro armato T-72 - usato dagli armeni e divenuto simbolo della vittoria - è lì a ricordarlo. Freddo, fango e filo spinato La strada che congiunge la capi- tale de facto, Stepanakert, alla cittadina di Martakert è un vero pugno allo stomaco. Uno dopo l’altro scorrono, accanto a chi la percorre, villaggi distrutti e in ro- vina. Il caso più celebre è quello di Aghdam, chiamata l’Hiroshima del Caucaso, dato che è comple- tamente rasa al suolo. Terribile anche la situazione in cui versa il villaggio di Talish, dove si è com- battuto casa per casa ad aprile, e la popolazione è oggi intera- mente sfollata. A pochissimi chilometri dalla strada e da questo villaggio, scorre l’infinita frontiera con l’A- zerbaigian dove, da una parte e dall’altra, i giovani del Caucaso trascorrono il loro tempo chiusi in trincea. Uno spettacolo agghiac- ciante: ragazzi con un kalashnikov in mano che, nel freddo e nel fango, prigionieri di una noia e di una solitudine impossibili da combattere, passano le loro gior- nate in condizioni di estrema po- vertà e privazioni. Lungo il filo spinato, pendono barattoli di latta, usati - insieme ai cani lupo alla catena - per prevenire possi- bili incursioni. La tecnologia pare completamente assente, in un paesaggio in tutto e per tutto si- mile a quello della prima guerra mondiale. Una waste land che è un falli- mento di tutti, e non solo dei go-

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