Missioni Consolata - Luglio 2016

LUGLIO 2016 amico 75 terra e sotto terra ed ogni lin- gua proclami che Gesù Cristo è il Signore» (vv. 9-11). Tutta la creazione è chiamata a una ovazione cosmica proclamando prima di tutto Gesù Signore e poi riconoscendolo come colui che ha riconciliato in sé tutte le cose, quelle della terra e quelle del cielo (cf. Col 1,15-20; 1Tim 3,16). La totale riconciliazione con il Padre ci ha permesso di accedere alla sua presenza con la certezza che il Padre ha per- donato nella sua misericordia i nostri peccati e ha seppellito negli abissi del mare le nostre colpe (cf. Michea 7,19). VISCERE DI MISERICORDIA La spiegazione di questo nuovo ordine di cose, come completa- mento della rivelazione iniziata nell’Antico Testamento, non trova altra motivazione che «nelle viscere di misericordia del nostro Dio», secondo una traduzione letterale della pa- rola greca, splanchna . Il lessema greco splanchna e la corrispondente forma verbale splanchizomai corrispondono ai termini ebraici di raham e ha- nan . Il lessema raham descrive un sentimento profondo loca- lizzato nell’intimo della persona, ed esatta- mente nelle sue vi- scere. Il suo sostantivo corrispondente, rehem , è il termine, che indica il seno materno. Sono due termini che espri- mono una partecipa- zione affettiva, un rap- porto di pietà, di com- passione e di amore. È il sentimento che me- glio esprime quello di una madre, di un pa- dre, di un fratello. In sostanza essi si riferi- scono a una relazione di consanguineità, e di- pingono bene la figura di uno che ama appas- sionatamente e tenera- mente, ma anche effi- cacemente. Le creature umane, og- getto della passione vi- scerale di Dio Padre, si trovano con lui in una relazione di consanguineità. I teologi ci passino questa idea che non ci sembra del tutto peregrina nella Bibbia: infatti, nel rac- conto della creazione (cf. Gen 1,1-2,4a) leggiamo che Dio disse: «Facciamo l’uomo a no- stra immagine, a nostra somi- glianza» (Gen 1,26). E ancora, nel Salmo 8 leggiamo: «Eppure lo hai fatto poco meno di Elo- him [uno dei nomi divini del- l’Antico Testamento]» (v. 6). Dio ci ha creati imprimendo nel nostro cuore la sua immagine e la sua somiglianza e, al dire del Salmo 8, ci ha fatti poco meno di se stesso. Per questo egli non può non volgere il suo sguardo verso di noi. In noi egli ricontempla se stesso. DIO PADRE E MADRE L’idea di consanguineità che ri- chiede reciprocità, protezione e difesa si ritrova nel concetto di go’el che significa appunto «redentore», «protettore», «di- fensore» (cf. Gb 19,25; Salmi 19,15; 78,35; Is 41,14; 43,14; 46,6; 49,7; 59,20). Il go’el aveva l’obbligo, in forza del legame di sangue, di difendere, e an- che, eventualmente, vendicare i membri della sua famiglia. Ed è esattamente quanto Dio fa per Israele. Lo difende contro i nemici e infine lo conduce nella terra della promessa, dove scorre latte e miele. Noi tutti siamo parte della sua famiglia e per questo egli è an- che il nostro go’el . Le «sue vi- scere di misericordia» lo indu- cono ad avere un sentimento di tenerezza e di amore verso ogni membro della sua fami- glia. Per la sua famiglia egli manifesta la sua attitudine ma- terna con un legame affettivo e vitale per ogni persona, anche la più reietta. Attraverso l’o- pera di Gesù, Dio si rivela come un Dio mosso da un fremito vi- scerale, pronto a produrre cieli nuovi e terre nuove per coloro che si lasciano avvolgere dal suo abbraccio paterno e ma- terno. Come una madre, Dio non può non perdonare. «IO LI HO GENERATI» Questo amore materno di Dio ci fa tornare alla memoria una donna che un mattino presto di tanti anni fa, gli anni delle Bri- gate rosse, suonò il campanello della canonica della nostra chiesa a Torino. Subito la invi- tammo a entrare in uffi- cio e, senza indugio, ci disse che i due giovani di cui aveva parlato il telegiornale la sera prima erano suoi figli: «Sono assassini e hanno ucciso più di una persona. Lo stato li deve condannare; essi devono pagare per il male che hanno fatto». Poi si fermò un attimo e, poggiando le sue mani sul suo seno, ag- giunse: «Io non posso non perdonarli, li ho generati io». Anche Dio, come questa ma- dre, è pronto a perdo- narci con immensa te- nerezza, qualunque sia il peccato che abbiamo commesso. Antonio Magnante AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT Il figliol prodigo di Rembrandt

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