Missioni Consolata - Luglio 2016

68 MC LUGLIO 2016 di Mario Bandera 4 chiacchiere con «i Perdenti» 16. IQBAL MASIH IL CORAGGIO DELLA LIBERTÀ Iqbal Masih nacque in Pakistan nel 1983 in una famiglia cristiana poverissima a Muridke, abi- tato a Nord di Lahore, città con la più grande co- munità cristiana del paese, nella provincia del Punjab. A causa di un indebitamento, contratto quando Iqbal aveva 5 anni, i suoi genitori furono costretti a «cederlo» a un fabbricante di tap- peti per l’equivalente di 12 dollari. Il bimbo iniziò a lavorare 12 ore al giorno, per sette giorni alla settimana, incatenato al telaio, senza la possibi- lità di uscire dalla fabbrica, subendo maltratta- menti, con uno stipendio pari a una sola rupia al giorno (corrispondente a pochi centesimi di euro). Gli interessi del debito invece cresce- vano negando a Iqbal la possibilità di riscatto. Lavorò fino all’età di nove anni, quando, durante una fuga, fortuitamente venne a conoscenza delle attività di un’organizzazione in difesa dei diritti dei bambini lavoratori. Grazie a essa ri- trovò la libertà, e iniziò a impegnarsi per la libe- razione degli altri bambini. Una serie di circo- stanze favorevoli lo portarono alla ribalta dell’o- pinione pubblica internazionale e la sua testimo- nianza fu determinante per rompere il silenzio di omertà che copriva lo sfruttamento dei mi- nori nel mondo. Il giorno di Pasqua del 1995, mentre andava a messa, fu ucciso da ignoti. Iqbal, come ti ritrovasti a lavorare più di dodici ore al giorno a un telaio per fabbricare tappeti? La mia famiglia era poverissima, mio papà per uscire dalla situazione economica molto precaria in cui ci trova- vamo contrasse dei debiti con delle persone poco racco- mandabili, praticamente degli strozzini che gli proposero di restituire il debito mandando uno dei suoi figli a lavo- rare per loro in una fabbrica di tappeti. E tu ti offristi per andare a lavorare da quella gente per aiutare la tua famiglia? Sì, perché mio padre era malato e poteva lavorare poco. A casa nostra si faceva una gran fatica a racimolare i po- chi soldi necessari per vivere, per questo fin da piccoli tutti noi eravamo coinvolti nel trovare aiuti necessari per la sopravvivenza della nostra famiglia. # Qui sopra : Iqbal Masih, ritratto davanti ad alcuni tappeti, simbolo della sua esperienza di schiavitù; dopo la sua liberazione è diven- tato ambasciatore per la liberazione e il riscatto dei bambini schia- vizzati. La sua azione ha contribuito alla liberazione di più di tre- mila bambini e alla chiusura delle fabbriche di tappeti in cui veni- vano sfruttati. A destra : Iqbal durante uno dei suoi viaggi in Occi- dente per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dello sfrutta- mento del lavoro minorile.

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