Missioni Consolata - Luglio 2016

Incontro con monsignor Jesús Esteban Sádaba Pérez Nell’Amazzonia assediata di Alejandro Labaka Cappuccino di origine basca, mons. Esteban è responsabile del vicariato apostolico di Agua- rico, provincia amazzonica di Orellana, dal lontano 1990. È il successore di mons. Alejandro Labaka, ucciso in un agguato nel 1987. Lo abbiamo incontrato nel capoluogo della provincia. F rancisco de Orellana. Ogni tanto, tra gli alberi e i fiori dello splendido giardino del Vicariato apostolico di Aguarico, s’intravvedono i tiranti del moderno ponte sul fiume Napo, inaugurato nell’aprile del 2012. Per la sua costruzione non si è ba- dato certo al risparmio, come d’altra parte sul suo nome. È infatti conosciuto come Puente Majestuoso Río Napo . Siamo qui per incontrare mons. Jesús Esteban Sádaba Pérez, dell’ordine dei Cappuccini, vicario apostolico di Aguarico dal 1990. Sorridente e pacato, parla uno spa- gnolo influenzato dall’accento basco (è di Pamplona). Iniziamo la conversazione con uno sbaglio mettendo un «san» davanti al nome di Francisco de Orellana. «Beh, tanto santo non fu», risponde il vescovo senza riuscire a trattenere un sorriso. In effetti, Francisco de Orellana è il nome del conquistatore ed esploratore spagnolo, che navigò il Napo e il Rio delle Amazzoni, fino a raggiun- gerne le foci. Era il 1542. M ons. Esteban, lei arrivò qui, a Francisco de Orel- lana, nel 1990 in circostanze particolari: per so- stituiremons. Alejandro Labaka, suo connazionale, che era rimasto ucciso in una storia di sangue. «Direi piuttosto una storia di martirio. Mons. Labaka fu ucciso - insieme a suor Inés Arango - da lance indi- gene il 21 luglio del 1987. Le lance appartenevano a un gruppo di Tagaeri che i due missionari volevano proteg- gere dall’imminente arrivo degli uomini di una compa- gnia petrolifera (la Braspetro, ndr ). Alejandro Labaka, cappuccino, era in Ecuador dal 1954. Quando, nel 1965, arrivò in questa regione decise subito di avvicinarsi agli indigeni e in particolare al gruppo più numeroso, quello degli Huaorani, conosciuti per l’indole guerriera (e un tempo noti con il termine dispregiativo di Aucas)». Può ricordarci i nomi dei gruppi di indigeni che vi- vono in questa regione? «In questa parte dell’Amazzonia ecuadoriana vivono tre nazionalità indigene: i citati Huaorani, i Quichuas dell’Oriente e gli Shuar. I più vulnerabili sono quelli che arrivano in città, perché perdono la loro cultura e dun- que pagano un prezzo molto alto. Rimangono molte co- munità che vivono nella foresta, vicino ai fiumi». Esistono anche gruppi di indigeni non contattati o, come a volte si preferisce dire, in isolamento volon- tario? «Sì, ci sono (almeno) due gruppi non contattati: i Ta- gaeri e i Taromenane». Con l’arrivo delle attività petrolifere com’è stato modificato il paesaggio umano? 54 MC LUGLIO 2016 ECUADOR

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=