Missioni Consolata - Luglio 2016
48 MC LUGLIO 2016 ogni sorta di sanzioni e pressioni degli Stati Uniti imperialisti e dei loro alleati». Il mutamento della città sembra quindi non risen- tire delle sanzioni internazionali imposte in rispo- sta ai test atomici e balistici condotti dal regime a gennaio e febbraio, seguiti da mesi di minacce e tensioni che hanno anticipato l’inizio del Con- gresso. Il ruolo dei «signori dei soldi» «Le costruzioni sono l’ennesima evidenza del cre- scente ruolo dell’economia di mercato», può per- tanto commentare la Reuters. E, in un certo senso, non gli si può dare torto. La vivacità del mercato immobiliare di Pyongyang è merito dei donju . Sono i «signori dei soldi» spuntati già da una decina di anni, i cui investimenti stanno favorendo i progetti immobiliari e le costruzioni. A loro modo svolgono anche il compito di broker e agenti immobiliari, animando un mercato privato che scavalca le pro- cedure di assegnazione degli alloggi basato sulla professione. Chi ha soldi, scrive il coreanista russo Andrey Lan- kov, può trovare qualcuno disposto a vendergli casa. Ci si trova in una zona grigia, un po’ come per quanto avviene nei mercati semi legali, tollerati ma non normati, germoglio di economia di mercato nella Repubblica democratica popolare in cui tro- vare pc, telefonini, prodotti sudcoreani, merci d’im- portazione dalla Cina. È comunque un mondo an- cora ristretto alle élite. Pyonghattan, ha sottolineato Anne Fifield sul Was- hington Post , è la città dell’1 per cento della popola- zione, «un universo parallelo per i ricchi figli della Corea del Nord». I prezzi degli immobili sono in au- mento. Secondo uno studio del professore Jung Eun-lee dell’Università Gyungsang, le «proprietà di prestigio» possono arrivare a valutazioni sino a 150mila dollari. In media ci si aggira attorno ai 70mila dollari. I prezzi scendono invece quando ci si sposta dalla capitale. E le transazioni avvengono in valuta pesante, principalmente in dollari statuni- tensi. Da alcuni anni è anche in funzione un ufficio del governo per la gestione degli immobili, appa- rentemente un modo per normare gli scambi. In un’analisi del 2014 il professor Lankov era già en- trato nei dettagli di questo «mercato». Teorica- mente i nordcoreani hanno la possibilità, se non di vendere e acquistare casa, almeno di scambiarsela, pur con alcune restrizioni territoriali. La scorcia- toia per pompare il mercato è ricevere in cambio case con un valore inferiore alla propria, compen- sando la differenza in soldi (cui poi vanno aggiunte anche possibili stecche ai funzionari che seguono la registrazione dell’accordo). A sostenere il mercato c’è inoltre l’interesse degli stranieri per il real estate nordcoreano. Per molti è uno dei pochi investimenti sicuri nel paese, portato avanti con contratti di lunga durata, anche oltre i 20 anni, con l’obiettivo di cogliere le opportunità che potrebbero spuntare nell’eventualità di una reale riforma e apertura economica. Le «aperture» di Kim Jong Un Dalla sua salita al potere, alla morte del padre Kim Jong Il nel dicembre del 2011, il poco più che tren- tenne Kim Jong Un pare abbia voluto incoraggiare lo sviluppo del settore immobiliare. Tale interesse rientra nel processo di apertura economica, che pur non nella direzione di una riforma sul modello cinese e vietnamita, sta prendendo piede a piccoli passi, anche se al termine del Congresso nessun vero cambiamento è stato annunciato. Ma è stato © Piergiorgio Pescali Il Ryugyong Hotel, grattacielo a forma di piramide con 105 piani d’altezza, a Pyongyang durante la sua costruzione, oggi ultimata. Pagina seguente : un’autostrada deserta fuori della capitale.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=