Missioni Consolata - Luglio 2016
42 MC LUGLIO 2016 © Paolo Moiola granti verso le città medio-piccole. In una parola chengzhenhua , ovvero «urbanizzazione sosteni- bile» votata alla realizzazione di decine di nuovi centri di media grandezza, a misura d’uomo, soste- nibili e tecnologici, con lo scopo di decomprimere le megalopoli affette da ipertrofia. Per invogliare i mingong a lasciare le «big cities» - di cui hanno trai- nato la crescita sobbarcandosi i lavori più sporchi, snobbati dalla borghesia cittadina - il governo ha riformato ad hoc i termini per l’assegnazione del hukou , il controverso sistema che lega welfare e servizi al luogo di residenza lasciando a mani vuote la popolazione mobile. La riforma in cantiere - che copre comunque meno della metà dei 274 milioni di migranti interni pre- senti al di qua della Muraglia - prevede un allenta- mento delle restrizioni nelle megalopoli soltanto per una ristretta cerchia di individui («laureati, la- voratori qualificati e immigrati di ritorno»), men- tre per i mingong rurali ci sono le città di seconda e terza fascia, quelle ancora in fase espansiva, in cui i servizi sono così così e i palazzoni - costruiti du- rante il boom edilizio post stimoli - sono ancora in attesa di essere riempiti. L’esempio di Shanghai All’inizio dell’anno la municipalità di Shanghai, la città che, assieme alla metropoli di Chongqing, si contende il primato di città cinese più popolosa, ha annunciato di voler bloccare il numero dei resi- denti a quota 25 milioni. Ufficialmente per assicu- rare «una migliore pianificazione urbana, una ra- gionevole distribuzione delle risorse pubbliche e una gestione efficiente della vita sociale». In realtà, tuttavia, il trend sembra aver già registrato una brusca frenata senza bisogno di alcun tappo. Secondo dati rilasciati a gennaio dal National Bu- reau of Statistics , nel 2015 la popolazione «flut- tuante» è scesa di 5,68 milioni di unità nel 2015, primo calo in trent’anni. Un’inversione attribuibile da una parte al crollo del settore manifatturiero la- bor-intensive nelle regioni «ex fabbrica del mondo» costiere e urbane - con progressiva delocalizza- zione degli impianti verso le più economiche pro- vince interne - dall’altra al crescente sviluppo del- l’economia rurale. Ora che il progresso si sta esten- dendo vicino casa, i mingong non hanno più ragione di percorrere centinaia di chilometri per trovare un impiego soddisfacente. Con il risultato che or- mai oltre la metà risulta stabile nella provincia di appartenenza, rivelano stime governative. Il «ritorno al villaggio» dei giovani In totale sono già 2 milioni i migranti ad aver la- sciato le grandi città per cercare opportunità di la- voro nelle cittadine d’origine. Soltanto nella pro- vincia del Sichuan - che costituisce il principale «vivaio» di mingong - nell’ultimo anno oltre 400mila lavoratori di ritorno si sono lanciati in ini- ziative imprenditoriali, agevolati da alcuni provve- dimenti governativi: programmi di microcredito per rilanciare l’economia rurale; espansione della rete internet sino ad abbracciare gli anfratti più re- moti delle regioni occidentali del paese; nuova spinta sulle infrastrutture, che secondo Pechino rappresentano il vero barometro per testare la Yunnan, immagini di una Cina rurale in progressiva riduzione.
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