Missioni Consolata - Luglio 2016

MAROCCO 20 MC LUGLIO 2016 «Chiavi in mano» Salutiamo Mohammed e ripren- diamo il nostro viaggio inoltran- doci nella città di Rissani. È giorno di mercato e molta gente vi è confluita dalla campagna. Il mezzo di trasporto, a parte qual- che motorino, è l’asino. Così, al- l’ingresso della città, c’è un grande parcheggio in cui vengono lasciati mentre il padrone va a fare i suoi acquisti. È uno spetta- colo vedere quei miti animali alli- neati in gran numero, legati per un piede a una lunga corda a sua volta fissata con dei picchetti al terreno perché non se ne vadano, mentre mangiano guardandosi ogni tanto intorno. Di fronte al emozionante, per l’esperienza dell’intensa, pura gioia della vita che rinasce, di una natura essen- ziale, buona e bellissima. Una bussola tuareg Quando torniamo, di nuovo sui dromedari, all’albergo di Mer- zouga, troviamo il giovane Abdul- lah pronto a condurci nel fanta- stico giro del deserto da cui è ini- ziato questo racconto (cfr MC giugno, ndr ). Al termine, ci fer- miamo in albergo. Abbiamo mezza giornata di riposo. Il giorno dopo riprendiamo il viag- gio con Hassan, il fratello di Ab- dullah, che ci porta a Erfoud e, più in là, a Rissani. Qui sono coin- volto in un’altra notevole con- trattazione. Hassan, infatti, ci porta nel negozio di Mohammed, che vende un po’ di tutto ma in particolare gioielli in argento. La trattativa è lunga e paziente, con lui che scrive il prezzo richiesto su un foglio e io che vi aggiungo sotto la mia offerta. Secondo la consuetudine, domande e offerte debbono essere tre, dopo di che si dovrebbe raggiungere l’ac- cordo. Ma non è così. Conti- nuiamo a trattare senza più scri- vere le cifre, finché raggiungiamo un prezzo che va bene a tutti e due. Non è una grande cifra. «Tu contratti come un berbero», mi dice Mohammed alla fine men- tre, rilassati e sorridenti, sor- biamo l’ottimo tè che ci ha fatto preparare. Forse la cosa, che si è protratta molto, ha affaticato an- che lui. Non nascondo di essere compiaciuto, anche se si tratta solo di un cortese complimento. Ci lasciamo andare pure questa volta a discorsi più intimi. Mohammed racconta dei suoi viaggi, con le carovane berbere e tuareg che si muovono tra il Sud del Marocco, l’Algeria, la Libia, fino alla Mauritania e al Mali, in cerca di bracciali, collane, tap- peti, e ogni altro bene che possa poi rivendere nel suo bazar. Mi mostra un oggetto d’argento dalla vaga forma a croce, che mi incuriosisce. È una «bussola» tua- reg. Si infila il pollice in un’aper- tura centrale e la si accosta agli occhi. Puntandolo sulla Croce del Sud si possono individuare i punti cardinali e, quindi, orientarsi nel deserto. Con un gesto d’amicizia che mi colpisce, me ne fa dono. Poi mi mostra delle bellissime monete romane. Mi spiega da dove provengono, ma non capi- sco il nome della località, forse pronunciato in arabo o forse in berbero. Provo a chiedergli, per scherzo, quanto vuole per una di esse, che mi pare di Augusto. Su- bito, di fronte al paventato ria- prirsi di una nuova estenuante trattativa, ci mettiamo a ridere e lasciamo perdere.

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