Missioni Consolata - Luglio 2016
• Dialogo | Società civile | Riconciliazione | Ricostruzione • MC ARTICOLI cagliate in quanto contestate da una parte dei partiti. Mons. Paulo ricorda: «È stato straordinario lo spirito che si era creato, molto positivo, entusiasta. Cosa che ci dice che possiamo se- derci e prendere decisioni per an- dare lontano. Ma poi si sono veri- ficate delle complicazioni che non siamo riusciti a controllare e hanno fatto sì che il processo fal- lisse. Un aspetto molto positivo è stato vedere che c’era la volontà di conoscersi meglio, condividere le nostre idee». Ma fuori dalla sala, poi, qualcosa non ha funzionato: «Altre idee hanno condizionato la situazione, con i supporter di certi partiti esclusi dall’incontro. Anche alcuni responsabili di partito, presenti al dialogo si sono chiesti: come pos- siamo concretizzare quello che abbiamo detto? A mio parere il successo è stato quello di avere iniziato questo dialogo inter haitiano, di aver vis- suto un certo spirito, che fa desi- derare di rivivere momenti simili, ma con la volontà di realizzare sul terreno tutto quello che si decide nella sala dell’incontro». Un dialogo necessario Si parla di dialogo nazionale, ma ad Haiti la comunità internazio- nale, in particolare Stati Uniti, Ca- nada e, in misura minore, Francia, e ora anche il Brasile, hanno sem- pre esercitato una grande in- fluenza. «Il paese si è messo nella condizione di dovere utilizzare l’aiuto della comunità internazio- nale. Se gli haitiani non arrivano a capirsi tra di loro, su chi ha torto e chi ha ragione, accettandosi, si ha sempre bisogno dell’arbitrag- gio internazionale. Questo inter- viene per portare gli haitiani a re- golare i conflitti tra di loro». Se l’incontro di El Rancho era fo- calizzato sulle elezioni, è stato un incubatore di quello che monsi- gnor Paulo vede come lavoro più approfondito da realizzare, un dialogo inter haitiano. «Avevo sperato che nel corso della transi- zione in atto, prima di arrivare alle elezioni presidenziali, si fosse potuto istituire un dialogo nazio- nale, anche prolungando nel pe- riodo della transizione. Un dia- logo più allargato, che coinvol- gesse più settori della società. È il momento opportuno». L’impunità è uno dei grandi pro- blemi, così come la corruzione. «Ne abbiamo parlato a El Ran- chio. Sono grandi sfide. Tutti noi ne siamo coinvolti; è una que- stione profonda, radicata nel no- stro sistema politico-sociale. Dob- biamo bonificare il tessuto so- ciale». Una società civile in difficoltà La società civile ha avuto nella storia recente di Haiti una grande importanza. Ha però subito at- tacchi dai diversi regimi ed è molto divisa. Il vescovo di Port-de-Paix è noto per essere vicino ai movi- menti contadini della sua diocesi. Durante le elezioni presiden- ziali e legislative di ottobre 2015 la par- tecipazione al voto è stata scarsa, e poi manifestazioni di piazza, a volte violente, hanno fatto rimandare e infine annullare il secondo turno. Da questo impasse è nato l’at- tuale periodo, con presidente e governo provvisori. «Per quanto riguarda la reazione alle elezioni del mese di ottobre, posso dire che c’è stata una manipolazione di certi partiti politici. Non erano manifestazioni spontanee del po- polo. Anche se è vero che la gente non è contenta. Ma os- servo l’assenza di una società ci- vile ben strutturata e motivata. Sarebbe il ruolo della società ci- vile quello di fare il contrappeso alla politica. Va bene manifestare per far capire agli attori politici certe posizioni. È giusto gridare e rivendicare, ma senza scivolare nella violenza». E continua: «La società civile ad Haiti è molto de- bole, quando non è assente del tutto. È un punto sul quale oc- corre lavorare molto, per atti- varla dappertutto, in tutti i dipar- timenti. È un bisogno urgente. # Mons. Pierre-Antoine Paulo, vescovo di Port-de-Paix.
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