Missioni Consolata - Luglio 2016

MC ARTICOLI LUGLIO 2016 MC 13 con il volto nero di olio del mo- tore, davanti agli occhi di un in- credulo benzinaio. «Quando avrò imparato l’italiano, vorrei fare un libro o un film sulla mia vita, perché ho una storia che non si può credere», dichiara. In- tanto Khodadad, che sorride sem- pre e dopo pochi mesi parla già in modo fluente, inizia con la radio. Nel grande palazzo di Trieste in cui vive, in fondo a un viale albe- rato a due passi dal centro com- merciale Julia, ogni martedì si riu- nisce la redazione di «Specchio straniero» (amisnet.org/pro- grammi/specchio-straniero ). La trasmissione radiofonica, trenta minuti alla settimana pub- blicati sul sito web dell’agenzia radiofonica Amisnet e mandati in onda anche da una rete di radio popolari e comunitarie in diverse parti d’Italia, è curata da Tomas, uno degli operatori del Consorzio Italiano di Solidarietà (l’Ong che gestisce il progetto di accoglienza in collaborazione con il Comune di Trieste), da Stefano Tieri, gior- nalista, e dai giovani richiedenti asilo: Khodadad, Chagatai, Satar, Daniel e tanti altri. Alcuni parteci- pano più assiduamente, altri sono ospiti solo per una puntata. «Abbiamo creato uno spazio ra- diofonico per dare voce a quelli di cui tutti parlano, ma che non hanno mai spazio per parlare di se stessi», racconta Tomas. Ogni puntata comincia con la rubrica di Satar, giovane afghano che ri- sponde, garbato ma determinato, ai commenti razzisti letti sui gior- nali. Poi c’è la poesia, prima nelle lingue d’origine e poi in tradu- zione italiana, una scelta musicale «sempre di autori indipendenti», precisa Stefano, «come quelli che ci hanno fatto la sigla». Infine, ampio spazio a un tema mono- grafico, scelto di volta in volta in- sieme: dalle vicende migratorie della Balkan Route alla situazione del Kashmir, dal dibattito sul film di Gianfranco Rosi, Fuocoam- mare, alla puntata in cui la reda- zione si sposta a Gorizia per de- scrivere le condizioni di vita del centro di accoglienza. Daniel, rifugiato e blogger , rac- giorni si arriva, anno dopo anno, alle 19 attuali. «In ognuna delle case stanno cinque, sei, sette ra- gazzi. Il lavoro è stagionale, non tutti restano tutto l’anno. Ma a prescindere da quanti occupano l’appartamento, il pagamento è di 50 euro al mese». Fondamen- tale il costante lavoro di media- zione svolto dai volontari: «Le spese sono incluse, e spesso ci è capitato di dover spiegare che le luci e gli scaldini elettrici non si possono lasciare sempre accesi», racconta Ciccio, «ma quasi sem- pre le persone progressivamente si sono rese autonome, e oggi ci sono diversi ragazzi che abitano in case che hanno affittato da soli. Tanti si sono fatti conoscere in paese, e non serve più che siamo noi a fare da tramite». Lo conferma anche Masimbo: «All’i- nizio, quando noi passavamo per le strade, la gente chiudeva in fretta le finestre. Ora, invece, questo non succede più». «Perché io ho una storia» Dall’altra parte d’Italia, a Nord Est, vive Khodadad, afghano di trent’anni. È arrivato via terra dopo un’Odissea durata dodici anni, tra rimpalli burocratici, ten- tativi di integrazione in Grecia in- terrotti dalle aggressioni fasciste dei militanti di Alba Dorata, re- spingimenti dall’Inghilterra a causa del regolamento Dublino, ore e ore di viaggio aggrappato sotto un tir fino all’arrivo in Italia # A sinistra: il Coro Moro durante un concerto. # Qui a sinistra : tendopoli nel campo di San Ferdinando (Rc). Foto per gentile concessione dei Medici per i diritti umani (Medu). # Qui sotto: l’équipe al lavoro per preparare la guida Asyl Easy . # In basso a sinistra: locandina del refunite.org per la ricerca dei famigliari dispersi. © Af Medu © Asyl Easy

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