Missioni Consolata - Giugno 2016

GIUGNO 2016 MC 63 loro battaglia perché il berbero fosse riconosciuto come lingua ufficiale dello stato, accanto all’a- rabo, e insegnato nelle scuole. Di queste ne vedi in ogni centro ur- bano. Sono quasi sempre di re- cente costruzione, prova di un in- vestimento notevole del governo che, negli ultimi anni, ha puntato sulla cultura e sui giovani per con- quistarsi un futuro. L’istruzione in Marocco è obbligatoria per tutti. Le scuole sono aperte a maschi e femmine e le classi sono miste. Ma quando escono, al termine delle lezioni, i giovani si dividono secondo la tradizione, sui due marciapiedi opposti della strada. Nella Medina di Marrakech A Marrakech abbiamo alloggiato nella Medina (il quartiere antico, ndr ), in un riad , abitazioni tradi- zionali urbane che un tempo ospi- tavano grandi famiglie. Parecchi riad, come il nostro, sono stati trasformati in piccoli alberghi molto suggestivi, curati, con un’ottima cucina. La Medina di Marrakech è bellissima, come tutti i centri storici delle grandi città marocchine. Vi spicca la mo- schea Koutoubia, il cui minareto segna la massima altezza cui pos- sono giungere gli edifici moderni. La città è sorta nell’XI secolo in un’oasi in mezzo al deserto. Sullo sfondo spicca la catena montuosa del Grande Atlante e, intorno, il verde lussureggiante dei palmeti. La parte moderna ha un aspetto molto ordinato, con grandi viali divisi da aiuole fiorite e contor- nati da case tutte della medesima altezza e dello stesso colore mar- rone: colore della terra, come ab- biamo imparato nei giorni succes- sivi. Tutte le costruzioni della re- gione berbera, realizzate con mattoni di terra cotti al sole. Marrakech è la città residenziale e dei grandi alberghi dove si tro- vano le abitazioni dei molti euro- pei che qui fanno affari o sempli- cemente vogliono godere di un ottimo clima. Yves Saint-Laurent (famoso stilista francese morto nel 2008, ndr ) era uno di loro. Abitava in un palazzo che porta ancora il suo nome, il cui giar- dino, il Majorelle Garden, aperto al pubblico, è uno splendido «orto botanico» ricco d’acque, con piante rare provenienti da tutto il mondo. La Medina, invece, racchiusa da possenti mura color ocra, si svi- luppa attorno alla piazza Jamaa el Fna, centro vitale della città. Qualcuno, poco benevolmente, l’ha definita una scenografia cine- matografica. In realtà, a parte i venditori di acqua, gli incantatori di serpenti, i giocolieri - improba- bili figure tradizionali a beneficio dei turisti -, non c’è nulla di artifi- cioso in questa spettacolare, enorme piazza contornata di ca- ratteristici palazzi e animata da un’attività frenetica. Lavoratrici di argan Il giorno dopo, con Hassan, ab- biamo attraversato il Grande Atlante. Il paesaggio ricordava quello delle nostre montagne: fo- reste di pini e lecci, prati fioriti, mucche e greggi al pascolo, centri abitati addossati alla costa. Non pareva di essere in Africa. Dopo il passo di Tizi-n-Tichka, che rag- giunge i 2260 metri, abbiamo at- traversato diversi paesi dove ab- biamo incontrato cooperative di donne che si dedicano alla lavora- zione artigianale dell’argan. Vi si potevano trovare tutti i prodotti ricavati da questi semi, da quelli alimentari ai cosmetici ai medica- menti. La pianta di Argania spi- nosa è molto diffusa nel Sud del Marocco, in un’area che nel 1998 l’Unesco ha dichiarato «riserva della biosfera». Acqua di rose Al termine dei lunghi tornanti, ab- biamo raggiunto la pianura. Era già deserto, pietroso e rosso, visto ampie macchie verdi, in cui crescono cereali, viti, olivi, inter- rompere le zone aride. «Il vero Marocco» La giornata in giro con Abdullah è la quinta dal nostro arrivo in Ma- rocco. Il viaggio è iniziato a Mar- rakech, dove siamo stati accolti da Hassan, l’esatto contrario del- l’estroverso fratello. È serio, pre- ciso, di poche parole. Da molti anni ha la responsabilità della fa- miglia, perché è il primogenito, e il padre, un beduino arabo, è morto che lui era ancora piccolo. Per mantenere la madre, che è berbera, e due fratelli, ha orga- nizzato una propria agenzia di guide, che accompagnano i turisti desiderosi di conoscere il Ma- rocco al di là della catena mon- tuosa del Grande Atlante, abitato dai berberi: «Il vero Marocco», continua a ripeterci. Questa è davvero una terra affa- scinante, dove si può conoscere un popolo antichissimo. I berberi sono considerati «autoctoni». Si sono adattati agli arabi, dopo che questi avevano conquistato le loro terre attorno al 683 d.C., e ne hanno assunto la religione, ma non la lingua e la scrittura, che ancora oggi difendono con orgo- glio. Da alcuni anni hanno vinto la MC ARTICOLI © Paolo Bertezzolo

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