Missioni Consolata - Giugno 2016
DAI LETTORI Cari mission@ri Risponde il Direttore GIUGNO 2016 MC 5 aiuti per i poveri, per rien- trare poi a morire in Italia con una valigia da 20 chili e montagne di ricordi. • Giustizia. La questione di tanti im- mobili «ecclesiastici» sot- toutilizzati o vuoti non è facile da risolvere. E non è solo una questione econo- mica. Tali edifici sono stati costruiti con i soldi della gente ed è giusto che tor- nino alla gente per essere riutilizzati per il bene co- mune. Per chi oggi li pos- siede sono solo un peso di tasse e manutenzione. Basterà l’uscita dalla pre- sente crisi economica per risolvere il problema e far sì che questi edifici siano usati per il bene comune e non svenduti a speculato- ri? Non sono un buon pro- feta a proposito, ma credo che la soluzione non stia nei soldi ma in persone nuove disposte a dare la vita per gli «scarti» del mondo e quindi capaci an- che di ridare nuovo spirito a edifici che un tempo so- no stati pieni di vita, gioia, generosità e sogni. EUROPA Egregio Direttore, grazie per la sua risposta a commento del mio in- tervento pubblicato sul numero di aprile della sua rivista, risposta che giudico tuttavia debole e insoddisfacente. Anche nel mio intervento met- tevo in rilievo gli errori e l’inadeguatezza della po- litica europea in sede di Unione e degli stati membri indistintamente, ma con l’aria che tira in Europa (Brexit, immigra- zione, governi polacco e ungherese, crisi greca, movimenti populisti e xe- nofobi in espansione...) mi chiedo e le chiedo se si senta veramente la necessità e l’utilità di «VENDI TUTTO...» Gentile direttore, le scri- vo in merito alla risposta che lei ha dato al sig. Ce- sare Verdi (Mc 04/2016, pag. 7). Secondo il mio parere se coloro che do- vrebbero essere «luce» non riescono a capire il senso delle parole «ven- di tutto... e seguimi», vuol dire che non hanno seguito Cristo. Lei scrive: «Ci sono cen- tinaia di case religiose vuote... ma non hanno i requisiti... e sono inven- dibili». Vendetele sotto- costo queste proprietà e il ricavato datelo ai pove- ri. Aggiungo che ci sono pure i «tesori» delle ba- siliche e dei santuari che si potrebbero «smaltire» per l’aiuto dei poveri. Alla Caritas arrivano i doni/pacchi del popolo e distribuire quello donato dagli altri è facile. Se non vado errando la chiesa è proprietaria di una ban- ca. Non si fermi a queste piccolissime considera- zioni, ma vada a pensare a quante donazioni riceve la chiesa e quanto è ricca la chiesa. Se il «sale» perde il sapore... R. S. 12/04/2016 Ho già risposto privata- mente al nostro lettore. Riprendo e aggiungo qui alcuni punti per approfon- dire insieme il dibattito, cominciato dalla «propo- sta» di mandare navi da crociera a raccogliere i profughi in mare (Mc 1- 2/2016). • Immobili religiosi. È certamente una que- stione che si presta a un dibattito senza fine e po- tenzialmente populista. Senza tener conto che sta creando un sacco di soffe- renze e disagi all’interno delle congregazioni reli- giose stesse. Ricordo un vecchio religioso che un giorno mi ha fatto l’elenco di ben dieci case da oltre cento posti l’una nel rag- gio di venti chilometri in una valle del Piemonte: vuote da anni e invendute perché nessuno le vuole, neppure regalate. Neppu- re i comuni le vogliono, vi- sti i tagli alle spese cui so- no costretti. Diversi istituti sono stati fortunati riuscendo a rici- clare tali edifici al servizio di onlus, associazioni di volontariato, gruppi cultu- rali. Ma l’invecchiamento delle comunità religiose e la mancanza di vocazioni italiane farà ancora au- mentare l’offerta di tali e- difici. Ogni tanto questo fa notizia, soprattutto quan- do si tratta della chiusura di questo o di quel con- vento storico tra l’ama- rezza della popolazione locale. • Smaltire i tesori. Niente di nuovo in questo. Quanti santuari e chiese hanno venduto ori e pietre preziose subito dopo la seconda guerra mondiale per aiutare i poveri! Non tutto è oro quello che luc- cica, neppure nei santua- ri. Inoltre spesso questi tesori non sono neanche più di vera proprietà della Chiesa (intesa come «ve- scovi, preti e religiosi», almeno da come capisco la sua accezione). Questi «tesori», quando veri, so- no di proprietà della co- munità (Chiesa fatta di tutti i credenti) locale e normalmente registrati e controllati dal Ministero dei Beni culturali, per cui diventano inalienabili. Non rischiamo poi di ca- dere in slogan populisti, tipo quello di chi propone- va la vendita del Vaticano per finanziare la lotta alla fame nel mondo. Di tutt’altro stile era Raul Follereau (chi lo ricorda ancora?) che negli anni Sessanta chiedeva a Rus- sia e America l’equivalen- te del costo di due caccia- bombardieri per risolvere il problema della lebbra nel mondo. E non li ha ot- tenuti. • Distribuire è facile. Forse sì. Se lo si fa ogni tanto. Ma le garantisco che chi, laico o religioso, ha la responsabilità della continuità in un progetto caritativo non può dormi- re sonni tranquilli, anche se si fida della Divina Provvidenza. Lo sa bene chi è dentro una onlus per aiutare i poveri, nella San Vincenzo o nella Caritas, o chi si cura di orfani, stu- denti, affamati e «scarti» di ogni tipo nelle periferie del mondo. Per distribuire bisogna avere, e per avere bisogna chiedere, mendi- care, supplicare, tener fresca la memoria e quanto altro per creare un flusso continuo di «ca- rità». E poi non basta «da- re», occorre un dare con intelligenza, che coinvol- ga chi riceve, che faccia crescere, responsabilizzi, faccia uscire dall’ignoran- za, dalla dipendenza. Tut- to questo è un impegno grande, che non fa notizia. • Dar l’esempio. È vero che chi dovrebbe essere «luce» dovrebbe dare l’esempio. Ma le as- sicuro che l’esempio lo danno in tantissimi, anche se nei media fa notizia so- lo chi fa scandalo. E non lo scrivo solo per difendere la categoria. È una que- stione di giustizia verso un numero incredibile di cristiani, religiosi e laici, che si sono spesi e si spendono ogni giorno. Quanti missionari/e ho conosciuto che hanno ca- nalizzato/canalizzano mi- lioni (se non miliardi) di
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