Missioni Consolata - Giugno 2016

38 MC GIUGNO 2016 La ragione principale che ci ha portati a propen- dere per la seconda opzione è stata però di natura pastorale: ci siamo accorti, parlando con i fedeli che conoscono l’inglese, che quando il nostro Isti- tuto veniva presentato, la gente non sentiva nem- meno il termine «Consolata», che per i cinesi non aveva alcun significato. La scrittura cinese con- tiene in ogni carattere il senso di ciò che viene espresso, per cui quando le persone leggono un nome, istintivamente vi cercano un significato e, se non lo trovano, passano semplicemente oltre. La lingua cinese, poi, è il grande principio di unità di tutto un popolo, perché si scrive in un unico modo pur venendo pronunciata differentemente a seconda dei vari dialetti locali. Se avessimo scelto un ideogramma che nel cinese classico riproduce il suono «Consolata», quando andassimo nel Sud di Taiwan, dove si parla il Taiwanese, potremmo trovarlo pronunciato in un modo diverso, che ma- gari non ricorderebbe nemmeno da lontano il suono del nome della nostra Madre. Dopo esserci consultati con il vescovo, con le no- stre insegnati di cinese, con preti locali e missio- nari stranieri, ci siamo seduti attorno a un tavolo per cercare di discernere quale fosse la vera fe- deltà al desiderio del fondatore e alla tradizione del nostro Istituto: mantenere un nome privo di significato per la gente e che sarebbe stato sog- getto a varie storpiature o trovare un nome che esprimesse in modo comprensibile la consola- zione che Maria ha ricevuto da Dio, cioè suo figlio Gesù, e che, tramite i suoi missionari, offre al mondo? Ci è sembrato che il contesto in cui ci trovavamo ci conducesse verso la seconda opzione. Abbiamo quindi presentato i frutti del nostro discerni- mento ai superiori a Roma che hanno approvato e dato il via libera affinché assumessimo il nome ci- nese che meglio esprime chi siamo nella lingua e nella cultura locali. L a decisione di aprire la missione di Taiwan è frutto del discernimento congiunto della Dire- zione Generale Imc e dei missionari della Conso- lata presenti nel continente asiatico. Le ragioni che hanno portato a questa scelta sono molteplici. Innanzitutto, il desiderio da tempo colti- vato di avvicinarci al mondo cinese, alla sua cultura e al suo profondo universo spirituale. Taiwan è oggi un terreno estremamente fertile per crescere nella di- mensione missionaria del dialogo interreligioso. In secondo luogo, ha influito sulla nostra scelta la vici- nanza alle altre due nostre presenze, Corea del Sud e Mongolia, che permette ai nostri missionari di lavo- rare in una prospettiva continentale, riunendosi per incontri formativi o di rinnovamento spirituale e per valutare e pianificare insieme la missione. Infine, al- cune altre caratteristiche che ci hanno convinto della bontà di questa opzione: la lingua ufficiale dell’isola, ovvero il cinese mandarino, che è anche l’idioma più parlato nella Cina continentale e nel mondo; l’acco- glienza da parte del governo e della chiesa locale, che semplifica le pratiche burocratiche per stabilire una comunità sul posto; il grande bisogno di perso- nale della chiesa stessa dopo l’esaurimento del boom dovuto alla grande immissione di personale religioso che, fuggendo dal continente, trovava rifu- gio sull’isola negli anni immediatamente successivi alla rivoluzione cinese. Oggi la chiesa locale non ha personale autoctono suf- ficiente a garantire l’assistenza pastorale ai pochi cattolici dell’isola (sono meno di trecentomila per- sone su una popolazione complessiva di circa 23 mi- lioni di abitanti), ma grazie alla presenza di tanti mis- sionari e missionarie provenienti da altre parti del mondo può portare avanti il lavoro di evangelizza- zione ad gentes e di promozione sociale di qualità e con autorevolezza. È il caso della diocesi di Hsinchu, dove i nostri primi missionari sono arrivati nel settembre 2014 e dove sono tutt’oggi totalmente impegnati nello studio della lingua cinese. A poca distanza dalla capitale Tai- pei, Hsinchu è una cittadina fiorita intorno a grandi industrie dell’informatica e laboratori manifatturieri. Molti dei prodotti «made in Taiwan» passano per questa località, che è anche sede di uno dei più im- portanti Politecnici del paese. Grande è la presenza di migranti, provenienti in particolare da Filippine, Thailandia e Vietnam. Molti di loro sono cattolici e vengono assistiti spiritualmente e pastoralmente dal- l’attiva rete ecclesiale organizzata dal vescovo locale, mons. John Baptist Lee, ben contento di aggiungere alla sua squadra anche una piccola comunità missio- naria come la nostra. Ai padri Eugenio Boatella e Mathews Odhiambo, a Hsinchu sin dagli inizi della nostra missione, si aggiungeranno ben presto altri due missionari che stanno completando il loro pe- riodo di preparazione alla missione in Asia. Ugo Pozzoli Taiwan, perché?

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