Missioni Consolata - Giugno 2016

32 MC GIUGNO 2016 Misericordia voglio STORIA DEL GIUBILEO di Paolo Farinella, prete Messaggio giubilare per oggi È chiaro che il Giubileo, com’è descritto nella Bibbia, non ha più senso se preso alla lettera, ma diventa un eccezionale strumento di fede e di vita se si cala nella condizione del tempo di oggi, sia nella dimen- sione dello spazio (terra) sia in quella del tempo (re- lazioni). Esso, infatti, non è l’occasione per una con- versione morale intimistica, basata sull’accumulo di qualche «chilogrammo d’indulgenze» da riscuotere alla cassa della fine-vita, ma il « kairòs - occasione propizia» per prendere coscienza definitiva della re- sponsabilità che abbiamo sia sul versante della di- struzione annunciata della terra sia sul versante delle relazioni umane con l’estensione della povertà a livello planetario per colpa di processi economici e sociali perversi, cioè senza Dio, perciò disumani. Non è un caso che a ridosso del Giubileo della Mise- ricordia, papa Francesco abbia voluto pubblicare l’enciclica «Laudato si’» sull’urgenza di salvare la Madre Terra, la «casa comune», mai come adesso in pericolo per le scelte scellerate di progresso aggres- sivo e omicida che il capitalismo di mercato o di stato ha sviluppato perseguendo solo il profitto di pochi a danno del benessere di molti. Il Giubileo esige in primo luogo un esame di co- scienza profondo e radicale, poi una conoscenza di tutte le responsabilità individuali e collettive degli stili di vita che generano morte o distruzione, infine il proposito di convertirsi con azioni operative di se- gno opposto. Non basta recitare qualche preghiera per tranquillizzarsi la coscienza, è necessario sentire e scegliere di stare dalla parte di Dio che, per conto suo, sta sempre dalla parte di chi è più fragile ed emarginato. Oggi sarebbe più che mai opportuno che almeno la Chiesa proponesse il condono dei debiti dei paesi poveri da parte dei paesi ricchi che continuano a di- lapidare ciò che non producono, ciò che non hanno. Occorrerebbe dichiarare forte la necessità di resti- tuire la libertà a tutti i prigionieri per idee, religione, politica. Nessuno dovrebbe essere imprigionato per le proprie idee. Entrare dalla porta della Misericor- dia comporta un cammino da un modo di essere a un altro, passare da uno stato di autosufficienza (peccato di Àdam ed Eva) e di potere, a una volontà di scegliere «il bene comune» come orizzonte per le scelte in economia, in politica, nel sociale, nella vita di tutti i giorni, nelle piccole scelte come fare la spesa, usare l’automobile, evadere le tasse che sono condivisione della vita della comunità civile e così via. Celebrare il Giubileo è la ripresa dell’invito di Gesù alla «conversione», in Mc 1,15 espresso con il verbo «metanoèite» che ha il significato profondo di « metànoia - cambiamento-di-pensiero». Grafica- mente si raffigura come un’inversione a U. Chi ac- cetta di lasciarsi «convertire» mette in discussione il proprio «modo di pensare», cioè il nucleo più intimo di sé che presiede la coscienza e il comportamento. La conversione, infatti, non riguarda gli atteggia- menti o i comportamenti esteriori, ma il centro vi- tale e decisionale della persona, che la Bibbia chiama cuore , e noi coscienza : il fulcro da cui nascono le scelte di vita e i comportamenti Convertirsi vuol dire modificare i criteri del pensiero per mettere in movimento un processo di relazione, descritto, sempre in Mc 1,15, con il termine: « pi- stèuete en tō euanghelìō - credete nel vangelo», dove «Vangelo» è sinonimo della persona di Cristo Gesù (cf Mc 1,1). Convertirsi e credere sono i due momenti dello stesso dono che sperimentiamo nella vita: entrare in comunione con Dio insieme a tutti i fratelli e le sorelle. Sia la conversione sia la fede non provengono dalla carne e dal sangue (cf Gv 1,13), ma dallo Spirito Santo che suscita in noi il desiderio di Dio e il modo di arrivarci. In questo senso, il Giubileo è non più il ristabilimento della proprietà della terra, ma del «principio» fondatore del nostro essere figli di Dio, sua immagine e somiglianza; ritornare al pro- getto iniziale di Dio che ha come mèta il suo regno, cioè un nuovo modo di relazionarsi lungo la storia per rigenerare una nuova umanità di uguali che viva in armonia con tutti e con Dio, specialmente con i poveri che sono i «beati» della nuova storia. 8. IL GIUBILEO SNATURATO

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