Missioni Consolata - Giugno 2016

30 MC GIUGNO 2016 dere la parola e raccontare un vissuto, qualcuno stringe sempli- cemente la mano, dà un abbrac- cio, chiede attenzione. Seguono i diversi laboratori: sport di gruppo, passeggiate, mosaico, lettura, attività con le perle, ri- camo, teatro, cucina, cinema, giardinaggio, falegnameria. I re- sponsabili, affiancati dai volon- tari, usano la creatività per inven- tare sempre nuove attività. Il programma della giornata è se- gnato su una lavagna: di ogni par- tecipante c’è la foto, ogni labora- torio è rappresentato da un dise- gno, e il luogo in cui si svolge è identificato dal colore della porta della sala in cui ci si riunisce. In questo modo tutti sanno cosa fa- ranno quel giorno. Gli espedienti per favorire la par- tecipazione degli ospiti alla vita comunitaria sono molti. Anche durante il pranzo condiviso tra volontari e persone disabili ognuno ha un proprio compito: qualcuno intona la preghiera, qualcun’altro va a prendere in cu- cina le pietanze, altri sparec- chiano o puliscono i tavoli o danno una mano a lavare i piatti. Nel primo pomeriggio, dopo un tempo di attività libere, ripren- dono altri laboratori. Alle 17.00, dopo una merenda insieme, cia- scuno dei residenti rientra nel proprio foyer, gli ospiti esterni in famiglia. La serata nei foyer è caratteriz- zata da uno stile semplice e fami- liare: si prepara la cena condivisa, anche con i volontari, e ci si aiuta nella preparazione per andare a letto. Infine, c’è un tempo di scambio e di distensione tra vo- molto semplici ma vitali, gestite da équipe di operatori qualificati, a volte in collaborazione con reli- giosi. Si incontrano numerosi altri volontari che aiutano nei diversi servizi e nelle attività ludico-for- mative con l’intento di rispon- dere alle esigenze particolari di ciascuna persona accompagnata. La comunità dell’Arca Qualche tempo fa, durante una tappa formativa del mio cammino di vita religiosa nelle Suore Ausi- liatrici 1 , ho vissuto quattro mesi in Francia prestando il mio servi- zio all’Arche di Lione. La Comu- nità dell’Arca è una realtà inter- nazionale fondata nel 1964 a Tro- sly-Breuil, piccolo comune fran- cese a circa 100 km a Nord di Pa- rigi, da Jean Vanier. La Comunità dell’Arca si articola in singole case (i foyer ) nelle quali vivono as- sieme persone con e senza disabi- lità. Alla base di ogni comunità c’è la condivisione della vita quoti- diana, del lavoro e dell’amicizia. La comunità di Lione si trova nella periferia Sud Est della città. È for- mata da tre foyer-focolari che ac- colgono in maniera stabile circa 30 persone con handicap fisico e mentale e da un Centro diurno con laboratori e spazi per le atti- vità formative a cui partecipano, oltre alle persone ospitate stabil- mente, circa 10 persone esterne. Dei tre foyer, due sono nello stesso cortile, in due casette indi- pendenti accanto alla struttura del Centro diurno, in una zona re- sidenziale della città, il terzo è in un appartamento di un palazzo in Centro città. Ogni foyer ospita una decina di persone, ciascuna FRANCIA delle quali ha la propria camera. Uno di essi è per le persone disa- bili più autonome che lavorano anche all’esterno e che sono più coinvolte nella gestione del foyer stesso. La suddivisione tra uomini e donne è circa del 50%, grosso- modo hanno dai 30 ai 60 anni. Le loro famiglie sono generalmente presenti, ma spesso non riusci- vano a occuparsi più di loro. Al- cuni genitori sono già anziani. Di- versi collaborano con la comunità come volontari. Una volta al mese o ogni due mesi gli ospiti passano un fine settimana nelle famiglie. La quotidianità dei foyer La vita quotidiana a L’Arche è molto semplice e molto ricca, con un programma uguale tutti i giorni, ma sempre variato dagli imprevisti inevitabili con persone con un handicap mentale. Dopo la sveglia e la colazione, gli ospiti si ritrovano nella Cappella del Centro diurno per un tempo facoltativo di preghiera, che per- mette a ciascuno, secondo la pro- pria fede religiosa, di donare un senso alla giornata che sta ini- ziando. La preghiera è prima in ebraico, in unione con i fratelli ebrei, poi in arabo, in unione con i fratelli musulmani e, infine, in francese, in unione con tutti i fra- telli cristiani, accompagnata da un segno di croce, un gesto sem- plice che fa già respirare un senso di unità, di comunione. Segue un ampio spazio comunita- rio, un tempo importante du- rante il quale gli ospiti dei diffe- renti foyer raccontano aneddoti quotidiani. Ciascuno può pren-

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=