Missioni Consolata - Giugno 2016
ItalIa-congo 22 MC GIUGNO 2016 geva. Così ho spiegato al diri- gente che il mio futuro non era più con loro. Inoltre, la notizia della marcia di Bruxelles era arrivata anche in Congo. I miei famigliari avevano fatto una veglia di preghiera nel paese. Si raccoglievano i primi frutti, perché ormai se ne stava parlando. Mollare, sarebbe stata la dimostrazione che noi (africani) non sappiamo costruire». John decide di lasciare il lavoro il 31 maggio 2014 e di consacrarsi totalmente alla causa. A luglio parte la marcia Reggio Emilia - Reggio Calabria. Da quando ha lascia il lavoro John non ha più un reddito. Organizza marce, cammina e fa incontri in scuole, università, parrocchie e istituzioni. Vive di accoglienza e provvidenza. «Ho deciso di rinunciare a tutto - ricorda - ma devo vedere quando mi sento in forma e posso cammi- nare, fare le cose a modo mio. Ho collaborato con tante organizza- zioni, come Rete pace per il Congo, creata dai missionari Sa- veriani di Parma. Ora mi appoggia anche Libera Internazionale. Non ho ancora fondato un’associa- zione, ma ci stiamo arrivando. Po- trebbe servire per gestire even- tuali donazioni». John approfondisce le rivendica- zioni delle sue marce. «L’obiet- tivo principale è rompere il silen- zio, fare breccia. Fare conoscere il dramma congolese, denunciare l’assenza di diritti umani, la guerra economica che produce morti, lo stupro come arma di guerra. I danni che creano i caschi blu dell’Onu, che costano due mi- lioni di dollari al giorno». I progetti John ci parla degli incontri: «I gio- vani a cui parlo sono talmente tanti che tutto questo non può non produrre qualcosa!», ci dice con entusiasmo. «Voglio spiegare il rapporto che c’è tra noi e quel mondo in Congo». Rapporto che passa dal telefonino che ognuno possiede. «Sì. Non c’è ragazzino che non sia coinvolto. Tutti abbiamo a che fare con i minerali come il co- balto. Per questo parlo della “guerra che abbiamo in tasca”». I ragazzi si coinvolgono anche con azioni pratiche. «Abbiamo lan- ciato dei progetti - spiega John - con scuole in Trentino e nel pado- vano. I ragazzi fanno raccolte di telefonini, per il riciclo. In effetti biamo chiesto una regolamenta- zione. C’erano anche congolesi dal Belgio e italiani nella marcia». Il grande salto «All’inizio le marce le facevo in estate, durante le vacanze. Op- pure, nel caso dovessero durare oltre un mese, prendevo aspetta- tiva dal lavoro. I miei dirigenti erano comprensivi e mi appoggia- vano». Tornato casa dalla marcia di Bruxelles, John si trova sommerso dalle richieste di incontri e confe- renze. Nel novembre del 2012 decide di prendere un part time verticale: alcuni giorni della settimana la- vora in ufficio, durante gli altri fa incontri sul Congo, i minerali della guerra, le vie della pace. La sua vita sta cambiando. «Cominciai a chiedermi se fosse questa la via che dovevo seguire. A dicembre 2013 mi sono ammalato e ho ca- pito che questo sistema non reg- © John Mpaliza
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