Missioni Consolata - Giugno 2016

GIUGNO 2016 MC 19 • Minerali | Sfruttamento | Guerra | Pace • MC ARTICOLI # A sinistra: John Mpaliza in marcia per la legalità a Rovereto, nel 2015. # Sopra: John con lo zaino, le bandiere della Pace e della Rdc e le inseparabili cuffie. ruzione che ormai si era instal- lata, pagando si veniva rilasciati. Da noi, in Congo, si dice: “Un fi- glio nasce da una madre e un pa- dre, ma viene cresciuto da una società”. Così la mia famiglia al- largata è riuscita a fare una col- letta per tirarmi fuori e aiutarmi a scappare all’estero». Il giovane John lascia il Congo proprio nel 1991. «Il mio viaggio è stato di lusso, in aereo, non è paragonabile alle traversate dei migranti di oggi». John tocca diverse capitali afri- cane, per arrivare a Orano, in Al- geria, dove ha degli amici che stanno studiando. «Avevo iniziato gli studi a Kinshasa, così mi sono riscritto all’università, per studiare telecomunicazioni. È stata dura perché nel 1992 il Fis (Fronte isla- mico di salvezza, gruppo radicale, nda ) vinse le elezioni, e la Francia disse che non potevano gover- nare». Sono gli anni in cui infuria il terrorismo algerino, con attentati e bombe nelle città. Il presidente Mohamed Boudiaf viene ucciso in diretta tv: «Io l’ho visto e sono ri- masto scioccato». Così John, nel 1993 decide di fare un viaggio in Europa per andare a visitare degli amici a Parigi, Bruxelles e Roma. In Francia passa anche dalla comunità ecu- menica di Taizé, in Borgogna. «Sulla via del rientro in Algeria, a Roma, dovevo prendere l’aereo ma lo persi. Allo stesso tempo ci fu un attentato all’aeroporto di Al- geri. Decisi allora di restare in Ita- lia, anche perché in Algeria c’e- rano manifestazioni e se la pren- devano ancora con gli studenti universitari». Così John Mpaliza chiede asilo politico in Italia e per lui inizia una nuova vita. «Una vita difficile, anche se non posso con- frontare quei tempi alla situazione di emergenza attuale. Perché i nu- meri dei migranti erano diversi, così come la percezione che ne aveva la gente. Anche se la norma- tiva non è cambiata molto». Una nuova vita Mpaliza si stabilisce nel Sud Italia dove svolge svariati lavori. Dalla raccolta di pomodori in Puglia, a quella delle arance a Rosarno e a Castel Volturno. Vive pure nella terra dei fuochi. «A Giuliano (in Campania) ho conosciuto gente meravigliosa che mi ha cambiato la vita. Avevo un permesso di sog- giorno con divieto di studio e di lavoro. Ma non ricevevo sovven- zioni. Facevo dunque dei lavoretti per sopravvivere. In quel periodo ero presso una famiglia di Giu- liano. Ci fu una sanatoria nel ’96. La padrona di casa decise di aiu- tarmi, mettendomi in regola per farmi avere il permesso di sog- giorno. Da lì sono andato a Bolo- gna e poi a Reggio Emilia». Qui, finalmente, John può tornare a studiare e consegue la laurea breve in ingegneria informatica. Poi inizia a lavorare in comune. Un lavoro che svolgerà per 12 anni. «Nel 1996 appresi dai media l’in- «Una volta fui contattato da qual- cuno che mi portò a un incontro segreto e fu così che aderii a que- sto partito». John inizia a fare at- tività di propaganda, distri- buendo volantini clandestina- mente. «Non avevamo computer, si scrivevano a mano e si butta- vano nei mercati». Nel 1990 Mobutu fa un discorso importante: «Comprendete la mia emozione». Permette la crea- zione di altri partiti. È il multipar- titismo. Il momento storico è quello del discorso di La Boule di François Mitterrand, nel quale il presidente francese sancisce che ormai è giunto il momento del multipartitismo per gli stati afri- cani. «Lui diceva che non sarebbe mai stato chiamato “ex presi- dente”» ricorda John. «Studiavo e manifestavo. Andai avanti fino al ’91. In quell’anno furono uccisi molti studenti a Kin- shasa, Lubumbashi e Kisangani. Io fui tra i fortunati». Congo addio Incarcerato con alcuni compagni John rischia grosso, ma viene sal- vato dalla famiglia. «Vista la cor- © Milena Battisti © John Mpaliza

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