Missioni Consolata - Maggio 2016

O rmai ci sono più miliardari a Pechino che a New York, a riprova del fatto che la ricchezza sta crescendo anche in paesi che una volta erano considerati del «terzo mondo». La ricchezza cresce, ma la povertà non diminuisce, anzi in certe aree del mondo, ad esempio in Europa, sta aumentando. Nel suo recente rapporto «L’economia per l’1%», l’Ong Oxfam calcola che 62 miliar- dari hanno una ricchezza pari a metà della popolazione mondiale, possiedono da soli quello che 3 miliardi e mezzo di esseri umani si devono spartire. In Europa il club dei più ricchi è formato da 342 miliardari che hanno un patrimonio di 1.340 mi- liardi di dollari. E, sempre in Eu- ropa, dal 2009 al 2013, i poveri as- soluti, vale a dire di coloro che non riescono a pagarsi le cure se si am- malano o a riscaldarsi d’inverno, sono cresciuti di 7,5 milioni, por- tando il numero a superare i 50 milioni. In Italia, la percentuale delle persone colpite dalla povertà è cresciuta dal 2005 al 2014 pas- sando dal 6,4% all’11,5%. Si tratta soprattutto di bambini e ragazzi sotto i 18 anni. Dell’incremento della ricchezza prodottosi dall’inizio del secolo, il 50% è rimasto nelle mani dell’1% della popolazione mondiale. Dunque i ricchi si arricchiscono e tengono la loro ricchezza ben stretta senza diffonderne i bene- fici, smentendo clamorosamente la teoria del trickle down (sgoccio- lio), che ha ispirato le politiche economiche liberiste che punta- vano a favorire i soggetti più forti MAGGIO 2016 MC 81 e dinamici che avrebbero fatto sgocciolare la loro ricchezza fino ai settori sociali più deboli e poveri. Trent’anni di valutazioni e deci- sioni sbagliate in economia hanno prodotto un mondo fortemente ineguale, dove la crescita avvan- taggia chi è già ricco. L a principale di queste scelte sbagliate riguarda le tasse, ovunque sono state promosse politiche fiscali regressive: più sei ricco, meno paghi. L’Italia non fa eccezione: i governi di centrode- stra (più liberisti degli altri) hanno abolito la tassa di successione, mantenuto sotto la media euro- pea il prelievo sulle rendite finan- ziarie, allentato i controlli contro l’evasione. Viviamo nel paese d’Europa con maggior carico fi- scale, ma sono i lavoratori, i con- sumatori e le piccole imprese che ne sopportano il peso, infatti le ali- quote sui redditi più alti si sono di- mezzate dal 1980 ad oggi. Il com- pianto Luciano Gallino in «Finanza- capitalismo», uscito nel 2011, af- fermava: «Se un lavoratore ha un imponibile di 28mila euro (circa 1.500 ore di lavoro) paga 6.960 euro di tasse, invece chi ha un ca- pitale depositato dello stesso im- porto e non muove un dito ne paga 5.600». Il magnate Warren Buffet ha avuto l’ardire di riconoscere che lui paga meno tasse di tutti gli altri dipen- denti della sua società, persino meno della sua segretaria o degli addetti alle pulizie. Queste politiche distorte hanno bloccato quello che gli economisti chiamano «l’ascensore sociale»: chi nasce povero oggi ha più probabi- lità di rimanere povero rispetto a cinquanta anni fa. Dice l’economista Joseph Stiglitz, tra i primi a denunciare il feno- meno della disuguaglianza e i suoi rischi: «La maggioranza dei citta- dini ha la sensazione di giocare a un gioco dove le carte sono truc- cate, per questo abbandona il ta- volo», in altre parole non confida nelle istituzioni, non va a votare, perde il rispetto per la classe poli- tica incapace di porre rimedio al problema o peggio asservita ai gruppi più ricchi. C hi non prova vergogna di fronte allo scandalo dell’in- giustizia sono le imprese mul- tinazionali pronte a strapagare i loro manager, comprimere i salari e ridurre i posti di lavoro. Oxfam India denuncia che il Ceo (in italiano, l’amministratore dele- gato), della più importante azienda informatica indiana gua- dagna 416 volte di più di un pro- prio impiegato. Anche in Italia non si scherza: le differenze salariali tra dipendenti e manager vanno da 1 a 163, secondo il rapporto Fi- sac Cgil del 2015 un dirigente per- cepisce un compenso medio pari a 4 milioni e 326 mila euro all'anno, un dipendente porta a casa una media di 26 mila euro lordi annui. Questo spiega perché anche in Ita- lia le risorse si concentrano sem- pre di più nelle mani di pochi e l’1% della popolazione detiene il 23,4% di tutta la ricchezza pro- dotta nel nostro paese. Sabina Siniscalchi DISUGUAGLIANZE IN AUMENTO Pochissimi ricchi possiedono sempre di più, mentre aumenta il numero dei poveri nel mondo. Le cause sono scelte fiscali inadatte e politiche salariali che acuiscono il divario. E la situazione continua a peggiorare. Eticamente di Sabina Siniscalchi , Fondazione Culturale Responsabilità Etica PERSONA, ECONOMIA, FINANZA

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