Missioni Consolata - Maggio 2016

Italia per il primo anno di esperienza co- munitaria, che ho fatto a Grugliasco. Poi sono tornata in Kenya, dove ho studiato catechesi a Nairobi per tre anni. Al termine degli studi ho ricevuto la mia prima destinazione missionaria. Io sognavo la Boli- via (non chiedetemi perché, non lo so neanch’io!), ma la madre generale e il suo Consiglio avevano pensato per me… indovinate un po’? Il Kenya! Così sono tornata per due mesi in Italia, giusto il tempo per il mandato missionario in parrocchia e qualche giorno in famiglia (ormai sparsa per l’Italia), e poi di nuovo in Kenya, questa volta per la missione, dove sono stata per quattro anni. A dicembre del 2010 sono tornata in Italia per l’anno di preparazione ai voti perpetui, al termine del quale ho ricevuto una nuova destinazione: Castelnuovo don Bosco, paese natale del nostro Fondatore, dove mi trovo tutt’ora, da febbraio 2012». Puoi dire due parole sul paese in cui ti trovi oggi? Quali sono le sue sfide missionarie? «A chi mi chiede se sento nostalgia del Kenya e se voglio tornare in missione, dico di no. Il Kenya è il Kenya, l’Italia è l’Italia. Paesi bellissimi, diversissimi, non si possono paragonare. La sfida principale che penso abbiamo ora in Italia è duplice: da una parte la perdita dei valori umani e della nostra fede, dal- l’altra quella che chiamiamo “emergenza mi- granti”, con tutti i suoi lati belli ma anche quelli dif- ficili, come il rischio della perdita della nostra iden- tità culturale e religiosa. Il grande problema della disoccupazione giovanile (e non solo) è un’altra sfida. Come missionari siamo chiamati a fare da “ponte” tra i diversi popoli che si incontrano qui da «S ono nata il 10 agosto 1969 a Roma, ul- tima di cinque figli. Mio padre non aveva fratelli e, avendone sofferto, voleva avere tanti figli. Mia madre, sin da bambina, giocava a fare la mamma: il Si- gnore, Dio della Vita e dell’Amore, li ha fatti felicemente incontrare». Perché hai deciso di diventare missiona- ria e, soprattutto, perché della Conso- lata? «Sin da bambina sognavo la missione: sa- pere di paesi lontani in cui c’era tanta soffe- renza, povertà materiale e spirituale, ingiusti- zia, destava in me il desiderio di partire per condividere le gioie e i dolori di quella gente, e per portare un po’ di sollievo e consolazione. “Consolazione”, appunto! Il mio sogno però, non comprendeva la vita religiosa. Data la bella espe- rienza in famiglia, desideravo sposarmi e avere an- ch’io tanti figli, con i quali condividere la passione per la missione. Ma il Signore aveva altri progetti su di me. Le missionarie della Consolata avevano una comunità proprio vicino casa nostra, e la loro chiesa ospitava la comunità cristiana che si andava pian piano formando nel quartiere di periferia nato da poco. Da loro andavamo per la messa domeni- cale e per il catechismo. Da loro ci eravamo abbo- nati alla rivista “Il piccolo missionario”. Quando, al- l’età di 29 anni, ho deciso di fare un “serio” discer- nimento, il mio parroco di Roma mi ha indirizzato proprio dalle suore della Consolata. Allora, nel 1998, mi trovavo a Perosa Argentina (To), dove la- voravo in una casa di riposo per anziani. Così sono andata a Castelnuovo don Bosco. Si vede che i tempi erano maturi, perché in quel ritiro di sette giorni il Signore mi ha chiamata a “lasciare tutto e seguirlo” …in convento! E dato che mi trovavo già in un convento in cui mi ero sentita a casa sin dal primo momento mi è sembrato normale rispon- dere “Eccomi!” e chiedere di entrare nella famiglia della Consolata. Il mio sogno missionario e quello di avere una famiglia numerosa, veniva così esau- dito». Puoi raccontare la tua storia missionaria? «Ho iniziato la mia formazione a Caprie, nel dicem- bre 1999. Dato che ero sola, per il noviziato sono stata mandata in Kenya. Dopo due anni, ho fatto i primi voti lì, il 29 gennaio 2003. Sono poi tornata in di Luca Lorusso Parole di corsa 74 amico MAGGIO 2016 Nata a Roma nel 1969, ultima di cinque fratelli, C LAUDIA G AVARINI sognava di avere anche lei una grande famiglia. Nel 1998 l’ha trovata nelle missio- narie della Consolata. Dopo tre periodi in Kenya intervallati da soggiorni in Italia, oggi presta il suo servizio a Castelnuovo don Bosco, paese natale del beato Giuseppe Allamano. La gioia nasce donandola © Claudia Gavarini

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