Missioni Consolata - Maggio 2016

70 MC MAGGIO 2016 I Perdenti È vero che scrivesti anche in Italia alla ricerca di ca- pitali per lanciare la tua invenzione sul mercato eu- ropeo? Sì, ma non ottenni grandi risultati. Fondai anche una compagnia con altri italiani, ma non si venne a capo di nulla e si sciolse dopo un anno. Tra tutte queste disgrazie non ci fu un momento in cui il vento della sfortuna modificò la sua direzione? A fine dicembre 1871 riuscii a pagare i dieci dollari neces- sari per avere un caveat dall’ufficio brevetti a Washing- ton. Il documento descriveva la mia invenzione, che avevo chiamato «Sound Telegraph». Purtroppo valeva solo un anno e non avevo i soldi necessari per il rinnovo né tantomeno per pagare il brevetto. Ma accanto a queste vicissitudini, ce ne furono altre poco chiare e abbastanza disoneste che t’impedi- rono di accedere al brevetto. Forte del caveat , nell’estate del 1872 andai a far vedere il mio prototipo e i miei progetti all’ American District Tele- graph Co. di New York, sperando mi lasciassero speri- mentare il mio apparecchio sulle loro linee. La notizia venne anche pubblicata con un certo rilievo sul giornale italiano che in quegli anni si stampava a New York. Ma non abbi alcuna risposta dalla Company . Anzi continua- rono a tergiversare, senza restituirmi i disegni. Alle mie insistenze, dopo ben due anni, mi dissero che li avevano smarriti. Consulente della compagnia era Alexander Graham Bell. Il che dice tutto. Qualche anno dopo persi ogni speranza di un riconosci- mento ufficiale da parte delle autorità degli Stati Uniti quando, dopo che il mio caveat era spirato nel 1874, nel 1876 lessi sui giornali di New York che Bell aveva «inven- tato» il telefono. Nel 1877 fondò la «Bell Telephone Co.». Di fronte a questa defraudazione pura e semplice non ti difese nessuno? La comunità italiana fece quadrato attorno a me e dopo un decennio di ricorsi ai tribunali, ci fu l’intervento del governo il quale decise di annullare temporaneamente il brevetto di Bell in quanto ottenuto per frode e dichiara- zione del falso. Cosa che venne poi confermata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti. Allora aveva ragione Garibaldi, il quale diceva che tu eri un genio, ma nel fondo restavi un gran brav’uomo che in una società come quella capitali- sta americana eri come una colomba in una stanza piena di volpi! Spiace dirlo, ma è proprio così. Quel volpone di Bell ri- prese i miei modelli, li mise in produzione, mentendo e truffando li fece passare per suoi e, avendo mezzi e ap- poggi di ogni genere, fece fortuna con il frutto della mie ricerche. Per oltre un secolo, ad eccezione dell’Italia, è stato uni- versalmente considerato inventore del telefono Alexan- der Graham Bell. Il fatto che il sistema legislativo degli Stati Uniti d’America abbia finalmente riconosciuto - sia pur con molto ritardo - che questa invenzione fosse da attribuire ad Antonio Meucci, è un postumo quanto do- veroso risarcimento morale all’inventore fiorentino, che, gioverà ricordare, morì povero e dimenticato da tutti in una terra rimasta sempre straniera. Don Mario Bandera - Missio Novara # La casa di Meucci a Staten Island, New York, oggi sede del Garibaldi - Meucci Museum. In primo piano il monumento a Meucci costruito dall’Italia.

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