Missioni Consolata - Maggio 2016

africano ha sempre una presa forte sul pubblico che, impieto- sito, allarga i cordoni del borsel- lino e dona all’associazione». La rivista dei padri bianchi invita «tutti coloro che condividono questa battaglia a scegliere di de- stinare il proprio 5 per mille solo a chi non fa un uso delle immagini dei bambini lesivo dei loro diritti». Contro la «pornografia del dolore» anche Mco si è schierata chiara- mente da queste pagine sul primo numero di questo 2016. Sembra che il vecchio adagio «il fine giusti- fica i mezzi» sia davvero duro a morire. Non solo in certe Ong e onlus, ma anche nella testa di certi missionari, di più o meno vecchio stampo, che, eccessivamente preoccupati di far quadrare i conti dei «loro» pur santi progetti, in questa situazione di crisi non vanno troppo per il sottile per fi- delizzare i loro benefattori. Il 5x1000 a Mco Questo resoconto di storture, ri- tardi e polemiche, per di più con tanto linguaggio «burocratese», non è esattamente un assist da campioni per chiedervi di desti- nare a Mco il vostro cinque per mille, lo sappiamo. Ma la verità è che noi non siamo dei maghi della comunicazione. Perché siamo figli di un Fondatore che ci ha detto di «fare bene il bene» (e fin qui tutto bene), ma anche di «farlo senza rumore». E allora, sì, metteremo qualche foto, qualche richiamo, qualche pagina sulla rivista, e quel fastidio- sissimo pop up che troverete sul sito. Ma nulla di più... rumoroso. La verità è che non ci piace l’idea che a convincervi sarà, o sarebbe, una bella campagna e qualche bella foto all’ultimo minuto. Preferiamo pensare di avervi per- suasi durante tutto l’anno, con i nostri progetti, i nostri articoli, le nostre adozioni a distanza, l’infor- mazione che condividiamo sui so- cial . O, ancora di più, di avervi convinto in oltre cent’anni di la- voro sul campo, come si dice in gergo, o in missione, come viene più facile dire a noi. Anche perché, se non vi abbiamo convinti così, non c’è testimonial Vip che tenga. Quel che più di tutto ci piace pen- sare è che non solo vi abbiamo persuaso, ma soprattutto vi con- vinceremo ancora attraverso quello che realizzeremo grazie a voi. E lo diciamo in anticipo: «Gra- zie. A voi». Chiara Giovetti tare più compiutamente l’operato degli enti con finalità sociali». Come sempre, spetta al legisla- tore recepire e applicare le racco- mandazioni della Corte. E il legi- slatore, ricorda la deliberazione, è al lavoro sulla riforma del terzo settore, dell’impresa sociale e del servizio civile universale (e sulla sua successiva attuazione), che «annuncia importanti novità in materia di cinque per mille attra- verso una riforma strutturale di questo istituto». Le polemiche sulle campagne promozionali Al di là degli aspetti legislativi e contabili, il cinque per mille torna ogni anno al centro del dibattito sull’uso delle immagini e sull’ag- gressività delle campagne per convincere i contribuenti ad ade- rire. Nel febbraio 2016, la rivista «Africa» è tornata (duramente) sull’argomento riferendosi in par- ticolare alle organizzazioni che operano nel Sud del mondo: «Si è aperta la caccia al 5 per mille degli italiani. Come ogni primavera, mi- gliaia di onlus e Ong sono impe- gnate a convincere i contribuenti con campagne che toccano le corde emotive (…). Ripescare il crudele cliché dello scheletrino MAGGIO 2016 MC 67 MC RUBRICHE Sviluppo e promozione umana sono nel Dna dei missionari della Consolata dalle origini. # A sinistra : foto del 1904 di Marzuk, battez- zato Giacomino Camisassa, nato forse nel 1892 in un’area tra Etiopia e Somalia, ra- pito e venduto come schiavo, liberato da una cannoniera italiana, consegnato ai missionari il 13 giugno 1903 a Mombasa, primo sacerdote del Kenya (2/2/1929) e poi divenuto missionario della Consolata il 15/6/1951, andato in cielo nel 1979. # Qui a fianco : 10/11/1910. La principessa Elena di Francia, duchessa di Aosta, visita la missione di Forth Hall (oggi Murang’a) in Kenya. Scrive: «Sono andata alla Missione dei Padri della Consolata, dove sapevo di trovare Monsignor Perlo che avevo veduto a Nairobi, ed è stata per me una bella gior- nata. L’abito delle suore del Cottolengo mi ridestava cari ricordi. Ho sempre avuta sin- cera ammirazione per questo ordine nel quale si personifica l’ideale più puro e più disinteressato delle opere di carità cristiana. Buone suore! Mi dicono di aver trovata la fe- licità fra queste popolazioni». © AfsImc / foto n. 696 / Filippo Perlo

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