Missioni Consolata - Maggio 2016
C soprattutto tra i migranti prove- nienti da paesi in cui la malattia è endemica, rispetto alla popola- zione totale. Al momento tuttavia i dati a disposizione sono insuffi- cienti per valutare il trend. M ORBILLO E ROSOLIA - Dei 10.271 casi di morbillo riportati nel 2013 dal sistema Tessy, solo il 2,7% erano «importati» e lo 0,3% cor- relati a migranti. I dati a disposi- zione suggeriscono che i figli dei migranti si ammalano di morbillo più facilmente di quelli degli euro- pei perché la loro copertura vacci- nale è inadeguata. Per quanto riguarda la rosolia, dei 201 casi riportati dal Tessy nel 2011, l‘8,5% è risultato di «impor- tazione». Anche in questo caso il maggiore fattore di rischio è rap- presentato dalla vaccinazione ina- deguata tra i migranti, in partico- lare tra le migranti gravide. M ALARIA - Il 99% dei casi di mala- ria riportati dai paesi europei sono di «importazione». I casi in- digeni in Europa potrebbero es- sere dovuti alla presenza dei vet- tori della malattia e a favorevoli condizioni di trasmissione della medesima, combinate con l’arrivo e il rapido turn over dei lavoratori stagionali migranti da zone dove tale malattia è endemica. In una serie di studi, gli immigrati da poco tempo e quelli che periodi- camente tornano nel loro paese d’origine rappresentano dal 5% all’81% del totale dei casi di mala- ria registrati in Europa. In partico- lare coloro che spesso tornano nel loro paese d’origine hanno di- mostrato una maggiore suscetti- bilità all’acquisizione della mala- ria. Tra costoro, le persone più a rischio sono le donne gravide ed i bambini. Anche il paese d’origine influenza il profilo della malattia. geriscono che i migranti acquisi- scono la gonorrea con i rapporti eterosessuali quattro volte più fa- cilmente che con quelli omoses- suali. La percentuale dei casi di gonorrea tra i «lavoratori del sesso» è decisamente superiore tra i migranti, che tra i nativi ed appare significativamente in au- mento dal 2006. Per quanto ri- guarda la sifilide, essa viene con- tratta maggiormente con i rap- porti eterosessuali dai migranti e con quelli omosessuali dai nativi. E PATITE B - Nel 2011, 18 nazioni europee hanno fornito dati rela- tivi ai casi di epatite B tra i mi- granti per il 39,1% di tutti i casi ri- portati all’Ecdc. Di questi ultimi, più della metà, cioè il 52,6%, erano casi «importati». Il 6,3% di questi casi era di tipo acuto e l’81,5% di tipo cronico. I dati a di- sposizione dimostrano una preva- lenza di casi di epatite B cronica tra i migranti, rispetto ai nativi. Inoltre si evince che la prevalenza dei casi di epatite è maggiore tra i migranti provenienti da paesi ad alta endemia come quelli dell’Eu- ropa dell’est, dell’Asia e dell’Africa subsahariana. Mentre i casi di epatite B tra gli europei si riscon- trano più frequentemente in gruppi a rischio come gli omoses- suali ed i consumatori di droghe per via endovenosa, i casi tra i mi- granti sono stati più frequente- mente acquisiti nei paesi d’ori- gine, spesso con trasmissione ver- ticale madre-figlio. E PATITE C - Sebbene i dati a dispo- sizione al riguardo siano molto frammentari, essi suggeriscono una prevalenza di infezioni croni- che tra i migranti. I dati prove- nienti da Francia, Regno Unito, Spagna e Olanda suggeriscono una prevalenza dei casi di epatite MC RUBRICHE MAGGIO 2016 MC 63 La malaria dovuta al Plasmodium falciparum , ad esempio, si svi- luppa principalmente in migranti provenienti dall’Africa subsaha- riana. M ALATTIA DI C HAGAS - Nota anche come tripanosomiasi americana, è una parassitosi, causata dal pro- tozoo Trypanosoma cruzi . I vet- tori sono insetti appartenenti alla sottoclasse delle cimici ematofa- ghe di generi diversi. È presente in Europa a seguito della migra- zione da paesi latinoamericani, in cui è endemica. Sebbene la ma- lattia non sia sistematicamente monitorata nelle nazioni europee, tuttavia il numero di casi è au- mentato nell’ultimo decennio, al punto da destare preoccupa- zione. Spagna, Italia, Francia, Re- gno Unito, Germania e Olanda sono le nazioni più colpite. E BOLA - Dato l’elevato grado di le- talità di questo virus, che ha un periodo d’incubazione di 21 giorni e che, dopo avere provocato una malattia estremamente debili- tante, uccide in pochi giorni e in considerazione della lunghezza temporale delle migrazioni, che normalmente durano mesi, è estremamente improbabile che qualche persona colpita riesca a raggiungere l’Europa. Infatti fi- nora non sono stati segnalati casi di Ebola tra i migranti. Dall’analisi dei dati dell’Ecdc ri- sulta che i migranti normalmente non sono portatori di malattie esotiche, ma solitamente sono persone partite sane dai paesi d’origine, che però si trovano ad avere necessità di assistenza sani- taria per malattie dovute alle nuove condizioni esistenziali. Da Manzoni ai giorni nostri Fatte queste premesse, nella prossima puntata cercheremo, tra l’altro, di rispondere a un que- sito che la quotidianità e certa po- litica ci propongono: gli immigrati sono i nuovi «untori» di manzo- niana memoria? Rosanna Novara Topino (fine prima parte) # A sinistra: test di Mantoux per verificare la presenza del mycobacterium tuberculosis . Pagina precedente : la copertina del rapporto Ecdc del 2016 sulla tubercolosi.
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