Missioni Consolata - Maggio 2016

vano dicendo. Lui aveva scoperto che lei se l’intendeva con un al- tro e ora alla suocera, che era presente, spiegava perché non aveva più intenzione di chiedere la mano della figlia. Questa, montata in furia nel vedersi rifiu- tata, dopo aver chiesto alla ma- dre di tenerle la borsetta, si è messa a tempestare di pugni il fi- danzato. Qualcuno dentro il ne- gozio sarebbe voluto andare in aiuto del giovane, ma poi si è op- tato per la neutralità. Certo, un simile comportamento fa più impressione in una donna. Una scena a ruoli invertiti sa- rebbe apparsa più prevedibile. Ma dobbiamo cominciare ad abi- tuarci a questo sconvolgimento di ruoli anche in Iran. In com- penso, tra i ragazzi si manifesta una vanità molto femminile. Li vedi per strada, compiaciuti del proprio aspetto, pantaloni attil- lati, depilati, profumati, freschi di parrucchiere, naso rifatto, pale- strati. Il culto del muscolo, e spesso del muscolo facile, fa pro- sperare le palestre e l’industria degli integratori alimentari. La propaganda del regime e l’Islam Anche in Iran, dunque, il Mondo trionfa e il Cielo attrae sempre meno. C’è una fuga dai valori tra- dizionali e questo vuoto, come da noi, è riempito dai facili pseudo valori dei soldi, del suc- cesso, della bellezza fisica, e da tutti gli oggetti di consumo: mac- chine, vestiti, cellulari e via di- cendo, che «riempiono» la vita dei nostri giovani e meno gio- vani. Questa fuga sembra aver subito un’accelerazione negli ul- timi anni, dovuta anche al fatto che questi valori sono associati al regime illiberale che li propa- ganda e che ha fallito nell’obiet- tivo di renderli attraenti. Più ci si allontana dai giorni della rivolu- zione, dagli anni della guerra con l’Iraq, più si approfondisce il solco tra il discorso ufficiale e il sentire della gente. Si fugge da ciò che è percepito come impo- sto. Questa posizione è espressa molto bene nella frase che ho sentito più volte ripetere dai miei studenti iraniani: «L’Islam è la re- non ufficiale, o in ambito privato, ci si può permettere di ignorarli. Anche se si tratta di un punto di osservazione molto particolare, le impressioni raccolte durante i miei viaggi in metrò mi sono sembrate degne di nota proprio perché si sono concentrate sul comportamento delle donne in un ambito protetto da altri sguardi (sono vagoni destinati solo a loro, tanto che alcune ri- mangono a capo scoperto) e dove, quindi, esse si sentono ab- bastanza libere di mostrarsi quali sono. Anche in strada, tuttavia, un altro ambito dove l’anoni- mato è quasi sempre garantito, si possono vedere scene interes- santi. Giorni fa, ad esempio, dalla vetrina di un negozio ho assistito alla lite di due fidanzati, impossi- bile non sentire quello che si sta- • Costume | Tradizione e modernità | Giovani • MC ARTICOLI MAGGIO 2016 MC 59 ligione degli arabi, non la no- stra». Salvo poi tacere su quale sia la loro. Alludono al fatto che l’Islam è arrivato in Iran con le scimitarre dei guerrieri arabi. L’antica religione iranica è lo zo- roastrismo e i simboli a essa col- legati, in effetti, sono tornati di moda e sono esibiti, ma ciò non vuol dire che chi porta al collo il faravahar alato (il simbolo dello zoroastrismo, ndr ) abbia idea di che cosa esso rappresenti, o creda nell’insegnamento di Zo- roastro. Le mode e le evasioni del nostro occidente secolarizzato trovano terreno fertile tra i giovani ira- niani, che escogitano il modo di praticarle nonostante i divieti. A parte il consumo di stupefacenti, uno dei più alti al mondo, quello di alcolici è cresciuto moltissimo ed è ormai cosa ordinaria nelle città. Li si produce in casa, o li si compra sottobanco. Come qual- cuno osservava, in Occidente devi scomodarti ad andare fino al negozio, qui fai una telefonata e in dieci minuti ti recapitano tutto quello che vuoi al domicilio. Le nuove mode sono rapidamente importate. Ad esempio, per ri- manere in argomento, ho recen- temente scoperto che è arrivata quella delle feste di divorzio. Ma ci sono anche mode locali, det- tate dalle circostanze della vita in Iran, come quella di bere alcolici durante i viaggi in macchina, lon- tani da occhi indiscreti; meglio farlo di sera, quando è più diffi- cile capire quello che avviene al- l’interno dell’abitacolo. Se, dunque, non si vede diffe- renza tra i giovani cresciuti in uno stato teocratico e quelli cresciuti in paesi laici, in quell’Occidente secolarizzato che in Iran è uffi- cialmente indicato come la fonte di tutti i mali, allora viene spon- taneo chiedersi: «Oh Repubblica islamica, dov’è la tua vittoria?». Maria Chiara Parenzo * (seconda parte - fine) * La prima parte di questo repor- tage di Maria Chiara Parenzo (nome di fantasia) è stato pubblicato su MC di aprile 2016. Elezioni 2016 Più moderati, meno conservatori L e recenti elezioni del Parla- mento ( Majlis ) e dell’As- semblea degli esperti hanno rafforzato la posizione del presidente iraniano Hassan Rohani e del fronte moderato e progressista che lo sostiene. Il fronte dei conservatori e degli ultraconservatori, vicino alla Guida suprema, l’ ayatollah Ali Khamenei, è risultato ridimen- sionato, soprattutto a Teheran. A Rohani è stato riconosciuto il merito di aver raggiunto l’ac- cordo sul nucleare (luglio 2015) e posto fine a 10 anni di sanzioni internazionali (gennaio 2016). La vittoria elettorale dovrebbe con- sentire al presidente di portare avanti il suo ambizioso piano di riforme economiche. In ogni caso, almeno per ora, il potere del clero sciita - in parti- colare, della Guida suprema e del Consiglio dei guardiani (com- posto da sei teologi e sei giuristi) - rimane intatto. E in grado di stroncare qualsiasi tentativo di mettere in discussione le fonda- menta della repubblica islamica nata dalla rivoluzione del 1979. Paolo Moiola

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