Missioni Consolata - Maggio 2016

ECUADOR pressioni indebite sui media. Fer- miamo un giovane che si aggira con una piccola macchina fotogra- fica e un registratore. «Tutti do- vremmo essere giornalisti. Perché la verità è un diritto. La verità è vita», ci spiega. Nel dicembre 2015 ci sono stati 15 emendamenti alla Costituzione, votati dall’Assemblea legislativa (senza alcuna consultazione popo- lare) 3 . Uno di essi ha trasformato la comunicazione da «diritto» a «servizio pubblico». Secondo molti esperti, questo è un passo indietro perché attribuisce allo Stato il potere finale di decidere sulla libertà d’espressione. La «Revolución ciudadana» e l’istruzione Un uomo ci tira in disparte per farci sapere la sua opinione: «Ab- biamo un presidente di prima classe amato dal popolo. È una persona che, ad esempio, ha dato istruzione gratuita e le migliori università del mondo ai nostri gio- vani. È una leggenda. Oserei dire che è un miracolo di Dio». Si riferi- sce ai programmi denominati Escuelas del Milenio (a discapito, però, delle scuole bilingui) e Globo Común , con quest’ultimo che per- mette ai migliori studenti di an- dare a studiare a spese dello stato in molte università inter- nazionali. A Quito il sole è or- mai calato e la nuova temperatura suggeri- sce di indossare una maglia. L’improvvi- sato, e sorprendente, di- battito pubblico tra persone della strada sta volgendo a conclusione. Prima di andarcene, alcuni ci ricor- dano che domani, lunedì, potremo vedere il presidente Rafael Correa salutare la piazza dal balcone del suo palazzo, come fa quasi tutti i lunedì in occasione della cerimo- nia del cambio della guardia. Saluti e applausi È lunedì e la Piazza Grande è in fermento. Davanti al Palacio de Carondelet sono state sistemate delle sedie pieghevoli dove sie- dono alcune classi di giovani stu- denti, tutti indossando le rispet- tive divise scolastiche. Dai lati si muovono verso il centro della piazza i Granaderos de Tar- qui , lo speciale corpo dell’esercito adibito a scorta presidenziale: c’è la banda musicale e il gruppo a ca- vallo. Intanto, sulla torre del pa- lazzo, viene issata un’enorme ban- diera nazionale. Dal terrazzo del palazzo presidenziale si affaccia fi- nalmente Rafael Correa, circon- dato dai suoi collaboratori. Lui sa- luta la folla in tripudio. cosiddetto Bono de Desarrollo Humano : 50 dollari mensili distri- buiti a 2 milioni di persone (su una popolazione di 16). Detto questo, si obietta però che nes- sun presidente ha potuto di- sporre di tante entrate pubbliche come Correa e che non c’è corri- spondenza tra l’ammontare di queste e le spese pubbliche. Tra l’altro, dato che le entrate deri- vano per la quasi totalità dalla vendita delle risorse petrolifere, oggi, con il crollo verticale del prezzo del petrolio, le debolezze strutturali dell’economia stanno venendo alla luce. Senza arrivare a sposare il giudizio categorico dell’economista Eduardo Válencia Vásquez, professore alla Pontifi- cia Università Cattolica dell’Ecua- dor (Puce), che considera Correa affetto da «attitudine politica bi- polare» (socialista a parole, neoli- berista nei fatti) 2 , è certamente vero che l’economia ecuadoriana è rimasta ancorata a un modello estrattivista e monoculturale, che tra l’altro sta producendo gravi danni all’ambiente e ai diritti delle popolazioni indigene. La «Revolución ciudadana» e i media L’uomo che sorregge il cartello dice: «Qualcuno dice che in Ecua- dor non c’è libertà d’espressione. Questo è un falso. Però se io sono ingiuriato o calunniato, debbo es- sere protetto e il colpevole deve pagare». Nel 2013 l’Ecuador ha varato una legge sui media, la Ley orgánica de comunica- ción , che - pur partendo da buoni principi (democratiz- zare la comunicazione, impe- dire le concentrazioni, eccetera) - ha finito con l’esercitare

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