Missioni Consolata - Maggio 2016

MC ARTICOLI MAGGIO 2016 MC 53 rato un sovversivo perché non rispettava l’ordine costi- tuito». L’attivismo del vescovo di Riobamba è inconteni- bile. Nel giro di tre anni crea il «Centro di studi e azione sociale» (Ceas) per l’educazione, la cooperazione e l’assi- stenza tecnica nel settore agricolo e dell’allevamento; le «Scuole radiofoniche popolari dell’Ecuador» (Erpe), per diffondere attraverso la radio programmi educativi e informativi; l’istituto «Granja Esculea Tepeyac» per la formazione di leader comunitari. Tanto agire suscita malumori anche all’interno della chiesa. Spiega Nidia: «Il suo rapporto con la gerarchia ecclesiastica fu sempre problematico. Subì una visita apostolica, una denuncia da parte del nunzio e ancora oggi la gerarchia ecuadoriana su di lui preferisce tacere, come ha fatto anche lo scorso luglio, durante la visita di papa Francesco». I n Ecuador ci sono 14 popoli indigeni (pari a unmilione di persone, il 7% della popolazione totale), ognuno con la sua lingua e cosmovisione. Nidia, quale condizione indigena vedrebbe oggi mons. Proaño? «Vedrebbe che il governo di Correa ha eliminato l’educazione culturale bi- lingue. Che l’Ecuador non è uno stato plurinazionale. Che le leggi agraria e dell’acqua sono contro gli indigeni. Che la consultazione previa sulle attività minerarie in terra indigena o non si fa o non è vincolante. Che il parco nazionale Yasuní non viene preservato, nonostante le promesse e le proteste popolari. Ormai mi sono convinta che la politica estrattivista non ha ideologia: la fanno in- distintamente governi di destra e governi supposta- mente di sinistra. Mi viene da pensare che la Provvi- denza abbia messo le ricchezze minerarie in terra indi- gene perché, al contrario degli Occidentali, gli indigeni sanno preservarle e difenderle». PaoloMoiola 1910 - 1988: UNA VITA IN PRIMA LINEA 1910, 29 gennaio - Leonidas Proaño nasce a San Anto- nio di Ibarra, provincia di Imbabura, nell’Ecuador set- tentrionale, in una famiglia di contadini poveri. 1936 - 1954 - Ordinato sacerdote, lavora a Ibarra, sem- pre accanto ai poveri. Crea l’organizzazione «Gioventù cattolica operaia» ( Juventud obrera católica , Joc), ini- ziando a mettere in pratica la metodologia dell’«osser- vare, analizzare e agire» ( ver, juzgar y actuar ) che per- seguirà per tutta la sua esistenza. 1954, 29maggio - Papa Pio XII lo nomina vescovo di Riobamba, capitale della provincia di Chimborazo, ca- rica che manterrà per 31 anni. 1958 - 1960 - Con un atto rivoluzionario, procede alla re- stituzione delle terre della curia diocesana (a quell’epoca uno dei principali latifondisti della regione) alle comu- nità indigene della provincia. 1960 - Fonda il Centro di studi e azione sociale ( Centro de estudios y acción social , Ceas), per lo sviluppo socio- economico della provincia. 1962, 19marzo - Fonda l’organizzazione Escuelas Ra- diofónicas Populares del Ecuador (Erpe), un sistema ra- diofonico rivolto ai settori popolari, e indigeni in partico- lare, con finalità di alfabetizzazione, educazione, evange- lizzazione, cultura e musica. 1962 - 1965 - È delegato del Celam ( Consejo episcopal la- tinoamericano ) nelle quattro sessioni del Concilio Vati- cano II. 1965, 16 novembre - A Roma, firma il cosiddetto Pacto de las Catacumbas , un documento che anticipa le tema- tiche della futura teologia della liberazione. 1974, aprile - Riceve la visita apostolica di padre Jorge Casanova, incaricato di indagare su un vescovo descritto come «rosso e comunista». 1985 - Terminato il suo mandato come vescovo, viene nominato presidente del dipartimento di Pastorale indi- gena della Conferenza episcopale ecuadoriana. 1986 - Viene candidato al Premio Nobel per la pace. 1988, 31 agosto - Muore a Quito in povertà. Viene se- polto a Pucahuaico, ai piedi del vulcano Taita Imbabura, vicino al suo villaggio natale. Pa.Mo. # Pagina precedente : Nidia Arrobo Rodas con un’amica indigena. A destra: un poster della «Fondazione Popolo indigeno dell’Ecuador» ricorda una famosa frase di mons. Proaño, «Un indio vale più di una cattedrale». In basso : l’entrata della Fondazione nella capitale Quito.

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